La Naspi è la Nuova assicurazione sociale per l’impiego, in poche parole è un assegno di disoccupazione erogato a coloro che perdono il lavoro. Con la legge 207 del 204, cioè la legge di Bilancio per il 2025, cambiano i requisiti per accedere e, di conseguenza, molti lavoratori potrebbero non avere diritto a percepirla.
Nuovi criteri Naspi, stretta sugli abusi
Come dichiarato dal Ministro del lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone, le nuove misure introdotte sono necessarie al fine di evitare un abuso di questo strumento. In passato per poter accedere alla Naspi era necessario avere maturato almeno 13 settimane contributive nell’arco degli ultimi 4 anni antecedenti alla perdita del lavoro.
Le nuove norme, invece, prevedono che le 13 settimane contributive debbano essere maturate nell’arco del periodo che va dal momento della risoluzione del precedente contratto di lavoro al momento della risoluzione del contratto che dovrebbe portare nuovamente a percepire la Naspi. L’obiettivo è limitare l’abuso di questo strumento, si registrano infatti casi di lavoratori che si dimettono o arrivano d accordi consensuali con l’obiettivo di percepire la Naspi, ritornano quindi a lavoro, maturano ulteriori periodi di Naspi e si dimettono. In questo modo lavorano in modo intermittente assicurandosi una continuità reddituale. Con le nuove norme, sarà invece necessario maturare nuovamente il diritto a percepire la Naspi.
A chi spetta la Naspi e importi
Si ricorda che l’assegno Naspi spetta per un periodo di durata pari alla metà delle settimane contributive degli ultimi quattro anni. L’importo è commisurato alla retribuzione imponibile ai fini previdenziali degli ultimi quattro anni. Il valore deve essere diviso per il numero di settimane di contribuzione.
Il risultato si moltiplica per 4,33. L’indennità Naspi è pari al 75% delle retribuzioni medie degli ultimi 4 anni, se inferiore a 1.352,19 euro mensili. Superato tale limite l’importo viene aumentato del 25% calcolato sulla differenza tra il limite visto e la retribuzione. In nessun caso l’importo può superare 1.550,42 euro.
Naturalmente le misure restrittive oltre a prevenire gli abusi, penalizzano notevolmente i lavoratori che fanno fatica a ricollocarsi nel mondo del lavoro e accettano posizioni lavorative instabili pur di lavorare.
Leggi anche: Ires premiale o mini-Ires, cos’è e come funziona