Affitti brevi, cosa cambia dal primo gennaio: tassazione, CIN e identificazione

affitti brevi

Dal primo gennaio 2025 entrano in vigore le nuove norme sugli affitti brevi. Ecco tutto ciò che cambia dal Cin (Codice identificativo nazionale, al ceck in da remoto passando per la nuova tassazione.

Nuova tassazione affitti brevi

Nell’ambito degli affitti brevi sono numerosi i tentativi di evasione fiscale e proprio per questo vi è stata una stretta con l’identificazione di nuove norme che dovrebbero rendere più difficile non dichiarare le entrate al Fisco.

La prima novità che prende piede dal primo gennaio 2025 riguarda la tassazione degli affitti brevi. A partire dal 1° gennaio 2025 chi ha fino a 4 unità immobiliari destinate all’affitto breve  può continuare a scegliere tra la tassazione ordinaria e la cedolare secca (che nella maggior parte dei casi è più conveniente) aumenta però l’aliquota applicata. Si passa dal 21% al 26%, ben 5 punti percentuali che possono fare la differenza. L’aliquota al 26% si applica anche al primo immobile.

Per chi destina agli affitti brevi da cinque abitazioni in su, invece, non versa la cedolare ma si provvede con la tassazione Irpef marginale (la più elevata prevista per ciascun reddito), che viene calcolata sul 95% dei canoni. Inoltre, è previsto il pagamento dell’imposta di registro nella misura del 2% del canone annuo.

CIN ( Codice Identificativo Nazionale): sanzioni e obblighi

Dal primo gennaio sono applicate sanzioni per chi non espone fuori dall’immobile, gli annunci e in caso di intermediazione attraverso piattaforme digitali, il CIN, Codice Identificativo Nazionale. Previste multe salate per non adempie correttamente, in particolare:

  • chi non ha richiesto il CIN è soggetto multe fra gli 800 e gli 8.000 euro, per il negato possesso o utilizzo;
  • in caso di mancata esposizione del CIN la sanzione è tra i 500 e i 5.000 euro.

In realtà sembra che per ora i dati sulle richieste siano abbastanza soddisfacenti con il 76,28% delle strutture che ha già a disposizione il CIN. Un’impennata di richieste ha riguardato soprattutto Roma alle prese con l’avvento dei turisti per il Giubileo.

Ceck in da remoto, cosa cambia

Si sa che per ragioni di sicurezza, chi gestisce strutture adibite a locazioni brevi deve identificare gli ospiti e chiedere i documenti di riconoscimento. Una circolare del Ministero dell’Interno ha stabilito che il ceck in non può essere effettuato da remoto, ma deve essere fatto faccia a faccia. Dal primo gennaio 2025 è quindi vietata l’ identificazione da remoto, ossia mediante trasmissione informatica delle copie e successivo utilizzo di un codice di apertura informatizzata o di key box all’ingresso.

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