Intestare casa al figlio in sede di acquisto è legalmente possibile. Una pratica che spesso di fa per risparmiare su imposte e costi, ma è davvero così?
Intestare casa al figlio, quando si può fare?
Tutti gli immobili in Italia devono avere il loro proprietario. Spesso facendo una semplice visura catastale si può conoscere il nome del proprietario. Anche se, com’è noto, il catasto non è probatorio, quindi si potrebbe incorrere in qualche errore, per mancata magari trascrizione di qualche atto. Ma in linea di massima c’è sempre un intestatario di un immobile, terreno, fabbricato, o bottega che sia. Trasferire la proprietà di un bene è possibile in diversi modi, anche se le la più nota è senza dubbio la compravendita.
Tuttavia quando si tratta di una famiglia, e magari i genitori vogliono “regalare” un immobile al proprio figlio possono sempre usare la donazione. In questo caso si può tranquillamente fare, risparmiando anche sui costi. Infatti nel caso di donazione in linea diretta non si applica l’imposta sulle donazioni se il valore del bene non supera un milione di euro. Ma se il ricevente non ha altri immobili, quindi si tratta di prima casa si può risparmiare anche sulle imposte ipotecarie e catastali.
Intestare casa al figlio, la donazione e le sue imposte
L’articolo 769 del codice civile identifica così la donazione: “La donazione è il contratto col quale, per spirito di liberalità, una parte arricchisce l’altra, disponendo a favore di questa di un suo diritto o assumendo verso la stessa un’obbligazione”. E’ quello che succede in molte famiglie italiane, i genitori arricchiscono il figlio di un immobile assumendosene la responsabilità. Tuttavia per fare la donazione c’è sempre bisogno di un notaio che redige l’atto e di due testimoni.
Le imposte da pagare sono quelle relative alla parcella notarile, imposta di donazione, imposte ipotecaria e catastale, ma solo se l’immobile non è in prima casa. Sulla parcella notarile sarà il Notaio a definire il costo del suo operato. Per quanto riguarda l’imposta di donazione si tratta di dover pagare il 4% del valore catastale dell’immobile. Tuttavia questa non è dovuta, quindi si risparmia, se il valore dell’immobile è inferiore a un milione di euro.
Infine l’imposta ipotecaria ha aliquota del 2%, ma si riduce a 50 euro nel caso di prima casa per il donatario. Mentre l’imposta catastale è pari all’1%, ma che viene ridotta a 50 euro sempre nel caso in cui si tratti di prima casa. Dal punto di vista imposte al momento dell’atto quindi c’è un reale risparmio.
Alcune note di riflessione
Trasferire un immobile dai genitori al figlio può fare risparmiare la famiglia anche nel lungo periodo, ad esempio l’Imu. L’imposta municipale propria (IMU) è l’imposta dovuta per il possesso di fabbricati, escluse le abitazioni principali classificate nelle categorie catastali diverse da A/1, A/8 e A/9, di aree fabbricabili e di terreni agricoli ed è dovuta dal proprietario o dal titolare di altro diritto reale. Quindi se per il figlio è prima casa, si andrà a risparmiare su questa imposta.
A maggiore ragione se il figlio porterà lì la sua residenza, costituirà un nuovo nucleo, anche il valore ISEE del nucleo familiare iniziale si abbasserà con tutte le agevolazioni che può comportare. Quindi se si è proprietari di più immobili, trasferirli ai propri figli, può risultare una manovra che può fare risparmiare, e non solo al momento dell’atto notarile.