Tempi stretti per l’Italia che, oltre a dover far fronte alla direttiva Case Green che impone di adeguare gli immobili, in particolare quelli più datati, deve far fronte anche allo stop alle auto diesel e benzina a partire dal 2035. Il ministro Urso ha però annunciato la strategia dell’Italia per avere tempi più lunghi.
Stop auto diesel e benzina dal 2035, l’Italia chiede una proroga
La lotta all’inquinamento è uno degli obiettivi più importanti dell’Unione Europea e oltre alle case green, il Green Deal prevede lo stop alle auto diesel e benzina a partire dal 2035. Naturalmente tale scelta impatta molto sulla vita degli italiani, sia per chi deve cambiare auto, sia per chi lavora nel settore, infatti, l’Italia ha difficoltà nell’adeguare la produzione.
A cercare di salvare capre e cavoli ci pensa il ministro Urso che ha annunciato che in occasione del vertice sul settore promosso dall’Ungheria, in programma il 25 settembre 2024, vi è l’intenzione di presentare a Bruxelles la proposta di anticipare alla prima parte del 2025 la revisione sullo stop. L’obiettivo è ottenere una revisione della road map in modo da dare all’Italia, e non solo, il tempo di organizzare la svolta nel settore produttivo.
Stop auto diesel e benzina non danneggia solo l’Italia
Il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, ha sottolineato che il progetto, per come disegnato, avrà un impatto negativo sul sistema produttivo di diversi Paesi dell’Unione europea, ad esempio Germania e Francia. Ne è emblema la Germania dove la Volkswagen ha annunciato la chiusura di due stabilimenti. Il rischio è che vi sia una vera rivolta degli operai che rischiano di perdere prospettive per un futuro sereno.
L’Italia chiede quindi all’Europa di anticipare la data prevista per la ridefinizione della road map per il divieto di produzione e poi circolazione di auto diesel e benzina in modo che i Paesi maggiormente interessati possano sviluppare sistemi produttivi in grado di reggere la concorrenza con i colossi asiatici, in questo modo si evita la perdita di posti di lavoro e una vera e propria caduta del Pil. Le associazioni di categoria plaudono a tale richiesta.
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