La marcia dei trattori è dilagante in tutta Italia ed in Europa. Agricoltori di diverse nazionalità ma accumunati dei perché della protesta.
La marcia dei trattori, cosa sta succedendo?
Da giorni va avanti la protesta degli agricoltori stanchi delle difficoltà che devono sopportare per portare avanti le loro attività. E così tutti verso una nuova marcia su Roma. Ma stavolta a farla sono i trattori, che con le luci accese hanno preso autostrade, strade per cercare di converge tutti verso la capitale e fare sentire le proprie ragioni.
Un mega raduno di mezzi agricoli che hanno deciso di dire basta. Circa 2000 trattori per la grande mobilitazione a Roma, con un grande evento previsto per fine settimana. Il lungo serpentone in tutti Italia sta davvero creando dei problemi, con lunghe code sulle maggiori arterie autostradali. Del resto i primi blocchi dei giorni scorsi avevano già fatto presagire che sarebbe finita con una grande protesta. E le proteste stanno infiammando pian piano tutta l’Europa, anche davanti il Parlamento Europeo.
La marcia dei trattori, i perché della protesta
Gli agricoltori italiani si stanno unendo alle proteste dei colleghi francesi ed europei. I problemi sono legati alle scelte politiche sbagliate prese da Bruxelles. Tra i vari motiva della protesta c’è: l’aumento dei costi del carburante e i prezzi troppo bassi imposti ai prodotti agricoli. Ma la protesta non riguarda solo gli agricoltori, ma anche gli allevatori italiani che vedono pagati davvero troppo pochi i propri prodotti, che in realtà costano tanta cura e fatica.
Gli agricoltori chiedono la proroga fino al 2023 delle agevolazioni sul carburante. E poi si chiede anche la cancellazione dell’IRPEF, ma soprattutto la riqualificazione della figura dell’agricoltore e la riduzione dei requisiti per accedere ai fondi comuni europei. Richieste uguali in tutti i Paesi europei, perché gli alimenti si fanno sui campi e sulle stalle e non certo nei laboratori.
Facciamo qualche esempio sui rincari della spesa
Ad esempio un litro di latte alla stalla viene pagata cinquanta centesimi. Mentre nel bancone del supermercato il prezzo finale è più di due euro. Un vero e proprio divario e gli allevato sono stufi di essere pagati così poco. Dal produttore al consumatore ci sono troppi passaggi. Tra questi ci sono i trasporti, lo stoccaggio, la lavorazione, gli imballi, i costi della grande distribuzione e tutti devono guadagnarci. Ma a discapito non solo del consumatore finale, ma anche dei produttori di latte.
Anche per quanto riguarda la frutta e la verdura la situazione è pessima, con i prezzi triplicati. Per produrre il pane, elemento base dell’alimentazione c’è bisogno di farina, quindi grano. Per produrne un chilo agli agricoltori viene pagato 24 centesimi. Ma poi trasformato in alimenti, acquisisce prezzi che pesano sul bilancio di famiglia. E se nella stagione invernale fanno bene le spremute, è importante fare due calcoli. Ad esempio per le arance si è passati da un prezzo al fornitore di 50 centesimi, che al supermercato arriva anche 1.50 euro.