Dopo settimane dalla stesura definitiva, il testo del decreto che istituisce il concordato preventivo biennale è stato bollinato. Molti sono coloro che ritengono che possa legittimare l’evasione fiscale, ecco perché.
Bollinato il testo del concordao preventivo biennale: è definitivo
Il concordato preventivo biennale prevede che il contribuente e il Fisco si accordino sulle imposte da versare per gli anni di imposta 2024- 2025, per due anni, qualunque sia il reddito effettivamente prodotto non sarà possibile applicare una tassazione diversa. La proposta del Fisco viene fatta tenendo in considerazione i redditi prodotti negli anni precedenti. Ciò implica che per chi guadagna di più vi è un potenziale risparmio di imposta, per chi guadagna di meno, invece, vi è il rischio di pagare più tasse.
Rispetto alla versione iniziale vi sono delle novità, tra queste vi è l’apertura ai forfettari e la possibilità di accedere al concordato preventivo biennale anche con un punteggio ISA (indice sintetico di affidabilità fiscale), inferiore a 8. Proprio questo elemento ha indotto molti a ritenere che con il concordato preventivo biennale vi è il rischio di incentivare l’evasione fiscale.
Per i forfettari il concordato preventivo biennale è disponibile solo per l’anno di imposta 2024 e, una volta ricevuta la proposta dall’Agenzia delle Entrate, potranno decidere di aderire entro il 15 ottobre 2024, quando ormai già conoscono in modo abbastanza preciso l’andamento dell’anno.
Soggetti esclusi dal concordato preventivo biennale
Il concordato preventivo biennale potenzialmente riguarda 4,5 milioni di partite Iva. Il concordato è riservato ad autonomi e imprese con redditi fino a 5 milioni di euro. Naturalmente non può aderire chi negli anni compresi tra il 2021 e il 2023 non ha presentato la dichiarazione dei redditi, perché la proposta è comunque basata sui dati economici di questo triennio.
Il software predisposto per la formulazione della proposta di tassazione tiene in considerazione i dati in possesso dell’Agenzia delle Entrate in quanto contenuti nelle banche dati, ad esempio i dati della fatturazione elettronica, tiene inoltre in considerazione ulteriori dati che non sono in possesso della stessa e che dovranno essere indicati dal contribuente utilizzando la piattaforma messa a disposizione dall’Agenzia delle Entrate entro il 15 giugno 2024.
Nel frattempo si è in attesa di ulteriori tre decreti attuativi di cui uno indica l’esatta metodologia con la quale l’Agenzia formula la proposta di tassazione. Un altro dovrà indicare i dati da comunicare telematicamente al Fisco ai fini della formulazione della proposta di concordato. Infine, è atteso un decreto del MEF, con l’elenco delle circostanze eccezionali al ricorrere delle quali è possibile disapplicare il concordato preventivo biennale.
La proposta comunque non sarà basata solo sui redditi dichiarati, ma anche su dati di settore, punteggio Isa, se l’affidabilità è bassa la tassazione potrà aumentare infine la proposta tiene conto degli andamenti economici dei mercati.
Occorre ricordare che i contribuenti che non aderiscono al concordato preventivo biennale potranno essere sottoposti a controlli di particolare tenore.
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