Il decreto Lavoro approvato il 1°maggio è ora al vaglio del Senato, ci sono le prime notizie su quella che sarà la versione definitiva. La prima importante novità riguarda lo smart working che ottiene la proroga fino al 30 settembre per alcuni lavoratori.
Proroga smart working nella Pubblica Amministrazione
L’emendamento per la proroga dello smart working è stato presentato dalla relatrice al decreto lavoro, Paola Mancini (FdI). Prevede la proroga dello smart working nella Pubblica Amministrazione per i lavoratori fragili. La proroga si applica dal 30 giugno 2023, termine di scadenza della precedente al 30 settembre dello stesso anno.
Come già detto, la proroga non riguarderà tutti i lavoratori, ma solo i fragili cioè coloro che a causa della loro situazione sanitaria hanno un sistema immunitario fragile. Ricordiamo che lo smart working nasce durante il periodo di emergenza covid per proteggere i lavoratori che si trovano in particolari condizioni personali o familiari.
Proroga smart working nel settore privato
Nel settore privato la proroga dello smart working è fino alla fine dell’anno e comprende non solo i lavoratori fragili, ma anche i genitori con figli under 14, con prevalenza delle richieste dei genitori di ragazzi under 12. In questo caso vi sono però dele restrizioni perché possono chiedere di lavorare da casa solo i genitori di figli il cui altro genitore non risulti disoccupato e non percepisca già una forma di sostegno al reddito, causa cessazione o sospensione del lavoro.
Nel settore privato il datore di lavoro per esigenze aziendali può intervenire in qualunque momento sul diritto allo smart working.
Per tutti gli altri lavoratori lo smart working può essere oggetto di accordo privato tra le parti ( datore di lavoro e lavoratore), non è più possibile quindi accedere allo smart working agevolato.
Altre novità nel decreto Lavoro
Questa non è l’unica novità in arrivo per il decreto Lavoro, infatti si è provveduto anche a potenziare con 5 milioni di euro il Fondo familiari di vittime di infortuni mortali sul lavoro , mentre ulteriori 7 milioni di euro sono destinati alla scala di equivalenza dell’assegno di inclusione.