Il decreto Lavoro, ora al vaglio del Senato per la conversione in legge, ha introdotto la detassazione per i fringe benefit di importo fino a 3.000 euro, ma non per tutti. Proprio i limiti e le condizioni poste stanno sollevando molte critiche. Ecco chi potrà beneficiarne e quali sono i limiti.
Detassazione dei fringe benefit fino a 3.000 euro, limiti
La detassazione dei fringe benefit fino a 3.000 euro vuole essere un vantaggio riconosciuto alle famiglie e si inserisce quindi nelle politiche per le famiglie volte a incentivare con aiuti economici coloro che decidono di metter su famiglia.
I fringe benefit rappresentano compensi di natura aggiuntiva e accessoria attribuiti a un determinato soggetto dall’azienda. Non si tratta di una misura obbligatoria ma di una libera scelta aziendale. Generalmente si tratta di una retribuzione non in denaro, ad esempio può trattarsi di telefoni aziendali, auto, buoni carburante che vanno a creare un reddito aggiuntivo.
L’articolo 51 del Tuir prevede la non imponibilità fiscale dei fringe benefit di importo fino a 258,23 euro. Questa soglia più volte è stata innalzata per cercare di aiutare i lavoratori. L’ultimo intervento è proprio nel decreto Lavoro che prevede l’innalzamento della soglia di non tassabilità fino a 3.000 euro, ma solo per alcune categorie di lavoratori.
In particolare, possono ottenere la detassazione dei fringe benefit per un importo fino a 3.000 euro i lavoratori dipendenti che abbiano figli a carico.
Ad oggi ancora non sono però stati forniti chiarimenti in merito al caso in cui i figli siano a carico di entrambi i genitori, deve infatti essere chiarito se per ciascun genitore ci sia la possibilità di avere la detassazione fino a 3.000 euro, oppure se ciascun genitore possa avvalersene in misura del 50% o se, infine, possa avvalersene un solo genitore. Molto probabilmente i chiarimenti dell’AdE arriveranno dopo la conversione del decreto legge.
Critiche alla detassazione dei fringe benefit fino a 3.000 euro
Nel frattempo a criticare la disposizione è l’Aiwa, Associazione italiana welfare aziendale, sottolinea la stessa che la norma crea disparità di trattamento tra dipendenti della stessa azienda, infatti chi ha figli a carico potrà avere un vantaggio fiscale rilevante rispetto ai lavoratori che invece non potranno usufruirne. Nonostante le critiche il Governo non sembra intenzionato a modificare l’impianto di questa norma che molto probabilmente diventerà a breve legge.
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