Casa in vendita soprattutto quando non è la residenza principale e ci sono troppi eredi. Ma si può vendere anche se non tutti gli eredi sono d’accordo?
Casa in vendita, un onere finanziario
Quando si ha un immobile, magari ricevuto in eredi, e comunque che non si vive si tende sempre a venderlo. Ma se ci sono più eredi e non c’è l’accordo tra tutti diventa davvero un problema. Non solo, ma anche un grosso onere finanziario legato ad esempio al pagamento dell’Imu, alle spese condominiali sia ordinarie che straordinarie. Purtroppo la comproprietà, soprattutto in caso di eredità è molto frequente. Come una zia o una nonna che lasciano un immobile ai nipoti, generando così una proprietà divisa tra diversi soggetti. Se i rapporti tra i familiari sono buoni, allora la gestione diventa più semplice. Se invece i rapporti sono tesi, potrebbero solo che peggiorare, perché gli interessi di qualcuno non è detto che coincidano con quelli degli altri. A questo punto cosa dice la legge di fare?
Casa in vendita, quando non c’è il consenso
Il consenso di tutti gli eredi è fondamentale per vendere la proprietà. Attraverso una semplice visura catastale aggiornata è possibile conoscere chi sono gli aventi diritti. Le persone indicate dovranno essere presenti alla stipula dell’atto notarile oppure possono accedere all’istituto della procura speciale a vendere. Cosa fare se non c’è l’accordo?
“Il Sig. V ha un immobile lasciato dal padre e dalla seconda moglie di quest’ultimo. Alla morte di entrambi, la Signora non aveva discendenti. Pertanto la proprietà delle quote della donna passano ai suoi parenti più prossimi. Si tratta di un asse ereditario di ben 11 persone che accettano l’eredità. Ebbene, le parti non si accordano mai sul prezzo di vendita dell’immobile, lasciando così, chiuso da diverso tempo. Il Sig. V adesso vuole vendere, ma non sa proprio cosa fare ed è disperato, perchè essendo lui il soggetto con più quote di possesso è anche quello che paga in misura maggiore qualsiasi tipo di spesa”.
Cosa fare in questi casi?
Nel caso in cui non si raggiunga il consenso tra gli eredi, anche un singolo erede ha la facoltà di chiedere al giudice lo scioglimento della comunione ereditaria. Ciascuno dei partecipanti alla comunione può sempre chiederne lo scioglimento (art. 1111 c.c.). L’unico limite previsto dalla legge è il seguente: non si può chiedere lo scioglimento, qualora il bene comune, una volta diviso, non possa più servire all’uso al quale è destinato.
Si tenterà quindi di risolvere la situazione attraverso una mediazione. Ma se anche in questo caso non vi è accordo il giudice può disporre di mettere l’immobile in asta. E si sa che gli immobili all’asta vengono aggiudicati ad un prezzo minore del loro valore. Quindi il consiglio è quello di tentare sempre una vendita, per evitare spese inutili, deteriorare l’immobile e per non vedersi svalutare l’immobile.