La legge di bilancio 2023 prevede la riduzione dell’Iva sul pellet, ma purtroppo non si tratta di una misura strutturale. Ecco cosa dice la legge di bilancio 2023.
Iva sul pellet: sospiro di sollievo per i consumatori
Il pellet è uno dei combustibili maggiormente apprezzati dagli italiani, abbiamo però scarsa produzione e questo obbliga ad importare i prodotti. Negli ultimi tempi il pellet è andato incontro a forti rincari e questo ha determinato anche un aumento dell’Iva da versare che viene calcolata sul prezzo finale. Il pellet nella vendita prestagionale (agosto/settembre 2022) costava in media 10 euro al sacchetto, nelle ultime settimane ha abbondantemente superato la quota 12 euro al sacchetto. Naturalmente i prezzi possono leggermente variare in base alla qualità, al marchio e alle politiche aziendali. Chi non ha spazio per fare scorte ha scontato i maggiori rincari.
Si è quindi generato un extra-gettito fiscale per lo Stato, ma per i contribuenti si è creato anche un esborso particolarmente importante. Proprio per questo motivo all’ultimo momento nella legge di bilancio è stato inserito l’emendamento che prevede la riduzione dell’Iva sul pellet dal 22% al 10%. A determinare questa modifica è il comma 73, dell’articolo 1 della legge di bilancio 2023 che recita: In deroga al numero 98) della tabella A, parte III, allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, per l’anno 2023 i pellet di cui al medesimo numero 98) sono soggetti all’imposta sul valore aggiunto con l’aliquota del 10 per cento.
Fino a quando l’Iva sul pellet sarà ridotta al 10%?
Si tratta però di una buona notizia solo a metà. Chi nel tentativo di risparmiare ha fatto scorta di pellet per tutto l’inverno non potrà ottenere vantaggi dalla riduzione dell’Iva sul pellet, mentre per tutti c’è la brutta notizia che questo particolare sconto potrà essere applicato solo per il 2023, non si tratta quindi di una misura strutturale, come molti auspicavano, quindi con molta probabilità il pellet dal 2024 ricomincerà ad avere l’Iva al 22%, percentuale che incide in modo davvero apprezzabile sul prezzo finale. Chi acquista il pre-stagionale ad agosto/settembre facendo scorte potrà sicuramente avere un buon vantaggio.
Questa scelta è un po’ fuori rispetto alle aspettative perché l’Italia all’interno dell’Unione Europea è uno dei Paesi con aliquota Iva sul pellet più alta. Anche prendendo come punto di riferimento la tassazione Iva alla legna da riscaldamento l’effetto è simile, infatti questa sconta un’aliquota minore. Inoltre in Italia fino al 2015 l’Iva sul pellet era già al 10% e in questo caso si trattava di un’aliquota strutturale non straordinaria applicata per breve periodo. Proprio per questi motivi sono in tanti a sperare che la scelta del Governo possa essere rivista entro l’anno in modo da rendere l’aliquota al 10% fissa.
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A ciò deve essere aggiunto che non è detto che gli effetti si possano vedere a breve sugli scaffali, infatti i venditori potrebbero anche decidere di aumentare il loro guadagno a scapito dei consumatori soprattutto nel caso in cui abbiano scorte in magazzino derivanti da ordini del 2022. Vedremo nei prossimi giorni quali effetti si verificheranno.
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