Nelle ultime settimane si sente spesso parlare di gabbie salariali perché sono entrate nel dibattito politico e giustamente hanno creato un certo scompiglio, ma di cosa si tratta e come funzionano?
Gabbie salariali: cosa sono?
Le gabbie salariali possono essere definite uno strumento attraverso il quale le retribuzioni sono calmierate in base al costo della vita nelle varie zone del Paese. Ad esempio è notorio che il costo della vita in una metropoli come Milano è più elevato rispetto alla provincia, che generalmente le città sono più care dei piccoli paesini e che al Nord il peso di alcune voci di spesa è più elevato.
Proprio sulla scorta di tali differenze si sta pensando di differenziare i salari, e in particolare l’adeguamento degli stipendi al costo della vita/inflazione, in base alle diverse zone d’Italia. Le gabbie salariali in Italia erano vigenti dal 1945 al 1972. Inizialmente l’applicazione era vigente sono in alcune Regioni, poi fu estesa. Nelle varie Regioni d’Italia vi era una divisione in diverse fasce geografiche di retribuzione e tra la fascia più bassa e quella più alta vi era una differenza di retribuzione del 30%. Di certo una bella differenza. In seguito a pressioni e scioperi nel 1972 si pensò di eliminare questo sistema.
In questi giorni è forte la polemica intorno alle gabbie salariali perché le stesse sono rientrate nel dibattito politico.
Perché oggi si parla di gabbie salariali?
Si è parlato di differenziazioni per gli insegnanti e per coloro che sono addetti al pubblico impiego. In realtà potrebbe valere tranquillamente anche per un metalmeccanico. A parlare apertamente di gabbie salariali è stato il Ministro della Pubblica Istruzione Valditara, che però ha ipotizzato delle differenze territoriali solo per gli aumenti e non per il contratto collettivo vigente.
Naturalmente sono in molti ad essere critici nei confronti di una tale soluzione e questo per diversi motivi. Il principale è legato al fatto che si avrebbero stipendi discriminatori a parità di lavoro, mansioni, responsabilità.
Un secondo ordine di ragione riguarda il fatto che l’inflazione che oggi attanaglia l’Italia, e non solo, è trainata dai prezzi energetici alle stelle e questi sono uguali in tutta Italia. Un litro di benzina si paga allo stesso modo al Nord, al Centro e al Sud Italia, in città e nei paesi. Lo stesso discorso può essere fatto per il costo del metano, dell’energia elettrica.
I rincari di questi prodotti sono caduti a pioggia su tutti i beni, ad esempio quelli alimentari, quindi oggi sebbene vi siano delle oscillazioni, il pane è aumentato in tutta Italia. Questo ha portato a un affievolimento delle differenze del costo della vita tra le varie zone d’Italia.
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