Colf e badanti sono un valido aiuto per le famiglie. Ma la stangata per le famiglie che le assumono è dietro l’angolo, e vi spieghiamo il perché.
Colf e badanti, attenzione al 18 gennaio 2023
Colf e badanti sono oggi un valido aiuto per le famiglie che hanno in caso qualche persona anziana o con disabilità. Il loro lavoro è molto prezioso, ma sono dei lavoratori pertanto hanno diritto al rispetto di tutte le norme di tutela e di salario previste dal nostro ordinamento. Però sono anche un costo per coloro che le assumono e una stangata potrebbe arrivare al partire dal 18 gennaio 2023.
A partire a questa data scatterà l’adeguamento degli stipendi con molta probabilità del 9,2% delle retribuzioni minime previste per i lavoratori del settore. Un incremento molto consistente, visto che lo scorso anno l’incremento era stato solo del 2,8%. Un valore cresciuto anche a causa dell’impennata dell’inflazione che quindi renderà i contratti di lavoro per i domestici molto più onerosi.
Colf e badanti, a quanto ammontano gli aumenti?
A conti fatti gli aumenti dovrebbero essere di circa 120 euro al mese per un lavoratore medio. Secondo i dati forniti dall‘Istat una collaboratrice domestica con uno stipendio medio pari a 926 euro al mese ed un lavoro di trenta ore settimanali porterebbe a casa un bell’aumento. Infatti a partire dal 2023 il suo stipendio passerebbe a 1.012 euro mensili. Un bel salasso per chi non può fare a meno di avere qualcuno in casa che possa offrire il suo lavoro quotidiano.
Le associazioni di categoria dei datori di lavoro avvertono che con questi adeguamenti le famiglie potrebbero evitare di mettere in regola il personale. Quindi un ritorno vero il “lavoro in nero“, con un evidente passo indietro per tutti i lavoratori della categoria. Inoltre le associazioni propongono di defiscalizzare il lavoro domestico. Una situazione già di per se difficile, visto che ad oggi sono circa 2 milioni gli irregolari nel nostro Paese. Mentre solo il 41% sarebbe messo in regola.
Aumentano anche i contributi previdenziali
Aumenteranno anche i contributi previdenziali mensili dell’8,4%, passando da 107,90 a 117 euro, per un costo totale annuo che da 14.236 diventa di 15.544 euro. Gli aumenti saranno compensati solo in parte dagli aumenti delle pensioni che recupereranno il 7,3% solo nel caso di assegni fino a quattro volte il minimo e dal rinnovo dei contratti collettivi scaduti di altri comparti, ove venissero rinnovati nel corso del 2023. Non resta quindi che capire quale sarà la decisione presa dal prossimo vertice previsto per il 16 gennaio tra le associazioni di categoria dei lavoratori e dei datori di lavoro.