Tra gli emendamenti supersegnalati nella legge di bilancio 2023 c’è quello sulla riduzione dell’Iva sul pellet al 5%.
Iva sul pellet: ennesimo tentativo di abbassarla dal 22% al 5%
Abbiamo in precedenza detto che attualmente l’Iva sul pellet è al 22%, ma non sempre è stato così infatti fino al 2015 era al 10%. Naturalmente con l’aumento dei prezzi del pellet è cresciuta a dismisura anche l’Iva che l’acquirente versa e di conseguenza il gettito fiscale Iva. La situazione è diventata insostenibile anche perché il pellet, rispetto ad altri materiali da combustione per riscaldamento, è ecologico, inoltre l’Iva sulla legna da ardere è al 10% e quindi vi è una sorta di discriminazione nei confronti del pellet. Diverse volte nel corso di questi anni, come anticipato negli altri articoli, i partiti hanno presentato emendamenti volti a ridurre l’Iva. Di fatto tali tentativi non sono mai andati a buon fine.
Nelle settimane scorse però nella legge di bilancio 2023 tra gli emendamenti è stato inserito anche quello volto a ridurre l’Iva sul pellet dal 22% al 5%. Una riduzione del 17% che sicuramente interessa tanti italiani, infatti le stufe a pellet in Italia hanno riscosso molto successo anche perché all’inizio i costi erano davvero molto ridotti.
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Emendamento supersegnalato per la riduzione dell’Iva sul pellet
Tra le novità che appaiono molto interessanti vi è il fatto che non solo l’emendamento sulla riduzione al 5% dell’Iva sul pellet è passato alla supertagliola, da 4.000 emendamenti si è passati a 400, ma risulta anche tra i supersegnalati, cioè tra gli emendamenti che sicuramente saranno trattati con particolare attenzione.
L’emendamento sulla riduzione dell’Iva sul pellet è stato presentato da Federico Fornaro ( primo firmatario) dal deputato di Articolo 1 del gruppo parlamentare PD Italia Democratica e Progressista.
Quanto possono risparmiare gli italiani?
Il deputato ha presentato l’emendamento come un segno di equità fiscale e una misura di aiuto agli italiani che in tempi non sospetti hanno creduto in questo biocombustibile come forma di riscaldamento alternativa ai combustibili fossili che inquinano di più. Secondo il primo firmatario Fornaro, l’emendamento costituisce anche un aiuto nei confronti dei produttori italiani di stufe a pellet che si sono contraddistinti a livello mondiale in questo settore e che devono però scontare gli effetti negativi dell’Iva eccessivamente alta sul prodotto. Nella sola Europa il 90% delle stufe sono italiane.
Facendo due conti, un sacco di pellet che senza Iva costerebbe 9 euro, oggi costa 10,98 euro. Se dovesse passare l’emendamento, come in tanti sperano, il costo si ridurrebbe a 9,45 euro. Un risparmio di 1,43 euro al sacco e considerando che in media una famiglia consuma circa un sacco di pellet al giorno, il risparmio a fine mese diventa importante, sebbene solo con una riduzione del prezzo della materia prima si arriverebbe a prezzi convenienti.
Fornaro ha sottolineato che questa misura se approvata allineerebbe la tassazione sul pellet a quella di altri Paesi come Francia e Spagna.