La coperta è corta e quando ciò capita, cioè spesso, è necessario fare scelte impopolari, questa sembra essere la linea adottata dal Governo che di fatto ha scelto di porre dei limiti alla rivalutazione delle pensioni, in particolare sarà rivalutata al 120% la minima, mentre per le altre ci sono diverse soglie. Vediamole tutte.
Le rivalutazioni delle pensioni in base all’inflazione
Ogni anno dal primo gennaio, nel caso in cui si sia registrato un aumento del costo della vita, c’è l’adeguamento delle pensioni. L’adeguamento scatta il 1° gennaio in base all’inflazione rilevata dall’Istat nel mese di novembre. Questa nel 2022 si è fermata, per così dire, al 7,3%. È ormai noto che il 2022 è stato un anno particolarmente difficile per i prezzi e proprio per questo i pensionati già dal mese di ottobre hanno ricevuto un anticipo di aumento della pensione pari al 2%, mentre nel mese di gennaio riceveranno la rimanente parte. Con il decreto collegato alla bozza della manovra finanziaria, che deve ora passare al vaglio dell’Unione Europea e dopo essere approvata dal Parlamento, ci sono però state delle modifiche, infatti, non tutte le pensioni avranno lo stesso adeguamento, molto dipende dagli importi.
Rivalutazione al 120% delle pensioni minime: ecco gli importi
La prima notizia positiva riguarda i pensionati che percepiscono l’assegno minimo: le pensioni minime saranno rivalutate al 120% e non al 100%. Questo vuol dire che gli incrementi per questa categoria di persone saranno più importanti rispetto a quelli della generalità dei pensionati.
L’importo dell’assegno minimo attualmente è di 524,34 euro. Con la rivalutazione del 2% del mese di ottobre è arrivata a 534,30 euro, a questo si deve aggiungere il conguaglio 2022 pari allo 0,2% applicato a novembre che ha portato le pensioni minime a 535,86. Occorre però sottolineare che la rivalutazione del 7,3% di gennaio va a riassorbire l’anticipo del 2%
Per aiutare le famiglie più bisognose si è quindi optato per una rivalutazione sul 120% e non sul 100%. La rivalutazione al 120% ha come base il minimo di 524,34 euro, quindi la base di partenza su cui calcolare gli aumenti dovrebbe essere di 629,20 euro e l’aumento di 45,93 euro rispetto ai 38,35 euro di aumento nel caso di rivalutazione al 100%. Ora sommando tale aumento all’importo della minima si ottiene un importo finale di circa 571 euro mensili. Appare evidente che siamo lontani rispetto ai 1.000 euro promessi in campagna elettorale e la differenza tra la rivalutazione al 100% e al 120% non è altissima, viste le somme siamo anche lontani dalla cifra di quasi 600 euro ventilata in conferenza stampa.
La rivalutazione delle altre pensioni
Per quanto riguarda le pensioni differenti dalla minima la rivalutazione sarà al 100% per gli importi fino a 4 volte il trattamento minimo (2100 euro), negli altri casi la rivalutazione viene calcolata solo su una parte dell’assegno pensionistico. Le rivalutazioni oscillano dal 75% fino alla soglia di 5 volte il minimo, scendono poi al 50% e al 35% per gli importi pensionistici fino a 10 volte superiori al minimo.
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