Addio all’Isee come indicatore della situazione economica. Al suo posto arriva il quoziente familiare, ma come funziona e quando si applica.
Addio all’Isee, utile per tantissimi bonus
La maggior parte dei bonus riconosciuti dal Governo, in questi ultimi anni, si sono basati sul valore dell’Isee. Si tratta dell’indicatore della situazione economica equivalente, uno strumento che permette di misurare la condizione economica delle famiglie italiane. Tuttavia l’indicatore tiene conto del reddito, del patrimonio e delle caratteristiche del nucleo familiare.
Attraverso il Decreto aiuti quater, di cui si attende la pubblicazione del testo ufficiale, l’Isee dovrebbe essere sostituito dal quoziente familiare. Si tratta di un valore in cui le aliquote d’imposta si basano sul reddito della famiglia diviso per il numero di componenti, corretti per una scala di equivalenza. In altre parole il reddito totale della famiglia è tassato per quote, dividendo lo stesso reddito per un quoziente determinato in funziona del numero e delle caratteristiche dei componenti del nucleo familiare.
Il quoziente familiare si basa sul modello francese
Il quoziente familiare ricalca il modello di tassazione francese. Infatti lo stato francese somma tutti i redditi prodotti all’interno della famiglia e li divide per il cosiddetto “numero delle parti“. Così facendo permette di collocare la famiglia in uno scaglione di tassazione crescente per livelli di quoziente familiare crescente. Quindi maggiore è il valore del quoziente, maggiori saranno le tassa da pagare in proporzione per ciascuna delle parti produttrice di reddito.
Basandosi su questo principio, il quoziente familiare dovrebbe essere così determinato:
- determinazione delle quote che spettano a ciascun contribuente: lo sposato, il celibe o divorziato ed il vedovo (per ogni tipologia di contribuente occorrerebbe poi considerare le persone che sono a suo carico);
- divisione del reddito complessivo per il numero di quote;
- calcolo dell’imposta dovuta sul quoziente familiare;
- moltiplicazione dell’imposta dovuta per ogni quota per il numero delle quote stesse.
Così facendo i redditi complessivi si dividono per per 1 se il contribuente è solo. Mentre per due se si è in due e 2,5 se si ha un figlio. Ed ancora si divide per 3 se si hanno due figli, per 4 se si hanno tre figli e così via. Sembra un meccanismo molto semplice se verrà così confermato anche dal testo attuativo. Non resta di aspettare la pubblicazione del nuovo decreti aiuti quater che dovrebbe contenere anche le indicazioni per l’estensione del limite per il regime forfettario delle partite iva, la flat tax e tutte le altre novità.