Il pignoramento non è certo cosa piacevole per il debitore, ma esistono dei limiti in base al tipo di bene, ecco quali sono.
Il pignoramento cambia in base al bene
Per pignoramento si intende un’ingiunzione che un ufficiale giudiziario fa nei confronti di un debitore. In particolare sottrae, a garanzia di un credito, il bene indicato ed oggetto di espropriazione e i suoi frutti. Il debitore così non può godere del bene fino a quando non avrà estinto il proprio debito.
Tuttavia la legge impone dei limiti, cercando così di garantire sempre la sopravvivenza del debitore. Inoltre i limiti sono imposti in modo diverso rispetto all’oggetto pignorato. In ogni caso però sono aggiornati annualmente in quanto sono in stretto rapporto con l‘assegno sociale. Per poter ottenere questa prestazione sono richiesti requisiti economici e cioè avere un reddito personale non superiore a 6085,30 euro annuali e un reddito complessivo con il coniuge non superiore a 12.170,60 euro annuali, almeno per il 2022.
Pignoramento e pensioni
L’assegno sociale è oggetto di revisione ogni 12 anni, ma possono esserci anche delle variazioni legislative. Ad esempio l’ultimo decreto aiuti ha stabilito lo stop ai pignoramenti a coloro che hanno una pensione minore di mille euro al mese. Quindi chiunque ha una pensione maggiore a tale limite, potrà vedersi pignorare la somma eccedente.
La regola generale prevede che il creditore non può pignorare più di un quinto dell’importo. Il valore si calcola sul netto della pensione mensile, detratto prima il minimo vitale. Cioè una volta e mezzo l’assegno sociale. Fino a prima del decreto aiuti bis il minimo vitale per il 2022 è di 702,15 euro, ora innalzato a 1000 euro.
Altri limiti ed altri beni
Anche il conto corrente può essere oggetto di pignoramento. La giacenza che può essere oggetto di ingiunzione è la parte che eccede il triplo dell’assegno sociale. Quindi se il valore dell’assegno sociale è pari a 468,28 euro il calcolo è presto detto: 468.28 x 3 = 1.404,30. A questo punto se si hanno sul conto solo mille euro questo non può essere attaccato. Mentre invece si ha un saldo maggiore, ad esempio 3.000 euro la parte eccedente può essere pignorata. Per tornare sempre ad un esempio, se si ha un saldo di 3.000 euro, occorre fare la differenza con 1.404,30 per un importo di 1.595,70, parte attaccabile da un’azione di pignoramento.
Anche lo stipendio può essere pignorato. A differenza delle pensioni, non occorre rispettare il limite imposto dall’assegno sociale, ma vige la regola del quinto dello stipendio. Se il creditore è Agenzia Entrate Riscossione, valgono i limiti predetti ossia: un decimo per stipendi sino a 2.500 euro, un settimo per stipendi sino a 5.000 euro, un quinto per stipendi sopra 5.000 euro.