I nuovi limiti al riscaldamento dividono l’Italia in sei diverse zone. Ecco quello che sta succedendo e come dovremmo regolarci.
Nuovi limiti al riscaldamento, non c’è pace con il gas
Il prezzo del gas sale del 10% ad Amsterdam, a 191,5 euro al megawattora. Prezzo che tocca il picco a seguito della notizia sui danni “senza precedenti” che hanno colpito il Nord Stream. E che comunque aumenta la possibilità della mancanza di gas russo da destinare all’Europa per il prossimo inverno.
Così si punta ad un piano che prevede di differenziare le temperature e le ore di accensione dei termosifoni. E si prevede di farlo con una netta separazione, tra i climi più freddi e quelli più caldi della penisola. Dunque, l’Italia è divisa in 6 diverse zone ed ognuna ha le sue regole per garantire un inverno caldo per tutti, o per lo meno così si spera.
Nuovi limiti al riscaldamento, le sei zone italiane
Il Dpr 74/2013 ha diviso il territorio nazionale in sei zone climatiche in base alla media delle temperature giornaliere. La zona A (comuni con gradi-giorno inferiori a 600), B (tra 600 e 900); C (tra 901 e 1400), D (tra 1401 e 2100), E (tra 2101 e 3000) ed F (comuni con gradi-giorno superiori a 3000).
Seguendo queste classificazione ed in base al piano per il risparmio di gas, i riscaldamenti potranno essere così suddivisi:
A: i riscaldamenti potranno essere accesi per 5 ore al giorno dall’8 dicembre al 7 marzo;
B: 7 ore al giorno dall’8 dicembre al 23 marzo;
C: 9 ore al giorno dal 22 novembre al 23 marzo;
D: 11 ore giornaliere tra il 8 novembre e il 7 aprile;
E: 13 ore al giorno dal 22 ottobre al 7 aprile;
F: nessuna limitazione.
Rimane però uguale su tutto il territorio nazionale la disposizione di abbassare di un grado tutte le temperature. Queste misure però non riguardano né gli ospedali né le case di riposo.
Tutte le zone e le città italiane di appartenenza
All’interno delle zone ci sono città e paesi italiani, ecco un riassunto di quelle più grandi e della loro appartenenza. Ad esempio nella zona A rientrano: Lampedusa, Linosa, Porto Empedocle. Sono due isole siciliane, insieme a Porto Empedocle, porto da cui raggiungere quelle due perle in mezzo al mare. Mentre nella zona B troviamo: Palermo, Siracusa, Trapani, Reggio Calabria, Agrigento Messina, e Catania. Nella zona C ci sono: Napoli, Latina, Caserta, Salerno, Bari, Brindisi, Benevento, Catanzaro, Cagliari, Lecce, Ragusa, Cosenza, e Taranto.
E continuiamo con le città della zona D: Pescara, La Spezia, Livorno, Grosseto, Lucca, Macerata, Pisa, Pesaro, Viterbo, Avellino, Siena, Chieti, Foggia, Matera, Teramo e Vibo Valentia. Inoltre la Zone E include tra le principali: Alessandria, Aosta, Bergamo, Brescia, Como, Bolzano, Modena, Parma, Padova, Reggio Emilia, Rimini, Trieste, Gorizia, Piacenza, Ravenna, Venezia, Udine, Verona, Perugia, Rieti, Frosinone, Campobasso, L’Aquila e Potenza. Infine chiudono la classifica, zona F: le province di Cuneo, Belluno e Trento.