Pellet: quanto costa? Conviene o è preferibile il metano?

pellet contraffatto

Uno dei principali problemi che gli italiani dovranno affrontare nel prossimo inverno è la spesa per il riscaldamento. Le alternative sono diverse, ma ad oggi appaiono tutte costose, tra queste vi è il pellet che negli ultimi anni è stato sempre più richiesto a causa del buon rapporto qualità/prezzo. Oggi però gli italiani si trovano a dover far fronte a prezzi davvero imbarazzanti con raddoppio del 100% del prezzo rispetto allo stesso periodo di un anno fa.

Costo pellet 2022 certificato

La prima cosa da sottolineare è che quando si parla di pellet è bene riferirsi sempre a pellet certificato, cioè un prodotto che rispetti gli standard di qualità previsti dalla normativa. Solo acquistando pellet certificato si può avere la certezza di acquistare un combustibile che abbia una buona resa e non presenti sostanze particolarmente dannose per la salute e per l’ambiente, ad esempio collanti. All’interno poi delle certificazioni ci sono diverse fasce di qualità e di conseguenza di prezzo.

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Ogni paese ha i suoi criteri di certificazione a livello europeo e con riconoscimento internazionale, la certificazione è Enplus, quindi nella maggior parte delle case degli italiani si potrà notare il classico sacchetto con la certificazione Enplus. In alcuni casi accanto a questa si può notare la certificazione Din e Din Plus, che si trova su pellet proveniente dalla Germania, mentre Onorm M 7135 per quello proveniente dall’Austria.

La certificazione Enplus risponde alla direttiva EN 14961-2 ed è una certificazione che offre il vantaggio di seguire tutta la filiera di produzione del pellet: dal bosco, allo stoccaggio della legna alla trasformazione, trasporto e vendita.

La certificazione Enplus ha tre livelli:

  • Enplus A1, cioè pellet di alta qualità (con un residuo ceneri inferiore allo 0,7%);
  • Enplus A2: pellet di una qualità inferiore (con un residuo ceneri inferiore all’1,5%);
  • En-b: prodotto di scarsa qualità, adatto esclusivamente per utilizzo industriale.

Per evitare truffe con false certificazioni basta prestare attenzione a un dettaglio, cioè il codice azienda accanto alla certificazione. Questo può essere verificato sul sito https://enplus-pellets.eu/en-in/ in modo da controllare se l’azienda produttrice è autorizzata ad usare la certificazione Enplus.

Quali sono le quotazioni prezzi pellet 2022?

Fatta questa doverosa premessa si può ora parlare di prezzi del pellet. La passata stagione invernale era iniziata con pellet Enplus A1 al prezzo di 5 euro per un sacchetto di 15 kg, al termine della stagione però lo stesso sacchetto aveva una media di circa 7,50 euro. Quindi con un rincaro del 50%. Si riteneva che la stagione potesse iniziare da quel prezzo, cioè 7,50 euro per il sacchetto di 15 kg di Enplus A1, invece chi ha preferito la pre-vendita nei mesi estivi, cioè quando il prezzo era più basso ha avuto un’amara sorpresa, cioè in media un pellet Enplus A1 costa 10 euro per un sacchetto di 15 kg.

Quando si parla di prezzi medi del pellet è bene prestare attenzione, infatti, il prezzo dei vari marchi oscilla tra 9,50 euro e 11 euro, con previsioni al rialzo per i prossimi mesi, cioè a partire da settembre. Ci possono essere lievi oscillazioni di prezzo tra pellet di abete e di faggio. Generalmente il faggio brucia più lentamente quindi riesce a mantenere il calore, ma nella fase iniziale di accensione impiega più tempo a raggiungere la temperatura pre-impostata.

Il prezzo ovviamente diminuisce per un pellet Enplus A2, le differenze sono soprattutto di resa, infatti un bruciatore con un prodotto che ha un basso potere calorifero impiega maggior tempo a raggiungere la temperatura impostata, di fatto consuma di più soprattutto nel caso di stufe a pellet in automodulazione, cioè modelli che, raggiunta la temperatura impostata, bruciano solo piccole quantità di pellet per mantenerla. Tendenzialmente il pellet Enplus A2 costa circa 1 euro in meno rispetto ad Enplus A1.

Quali sono i motivi dei rincari prezzo del pellet 2022?

La motivazione ufficiale dei venditori è l’introvabilità dei prodotti che porta i prezzi alle stelle, a ciò si aggiunge la produzione quasi nulla dell’Italia quindi siamo costretti a importare il pellet con spese di trasporto notevoli. Deve inoltre aggiungersi che gli impianti di produzione di pellet hanno un elevato dispendio di energia e di conseguenza i rincari energetici pesano anche in questo settore.

Conviene avere la stufa a pellet o è preferibile il metano ?

Fino a poco tempo fa la risposta era affermativa, oggi è difficile fare calcoli senza sapere esattamente come andrà la stagione. Qualcuno però ci ha provato, i calcoli sono basati su quotazioni del metano nel mese di aprile 2022. In quel caso veniva rilevato che il pellet sarebbe stato meno conveniente del metano nel caso in cui avesse superato il prezzo di 8,90 euro al sacchetto.

Il problema però è un altro, infatti queste stime sono poco convincenti oggi, ad agosto 2022, perché si annunciano nuovi rialzi del metano e soprattutto la razionalizzazione dello stesso perché, sebbene gli approvvigionamenti dell’Italia siano sufficienti anche grazie alla politica adottata con forniture dall’Algeria, la normativa europea prevede che in caso di difficoltà, il metano debba essere redistribuito in favore di altri paesi. A titolo informativo, ad aprile i prezzi del gas metano erano: 0,859 €/Smc, oggi siamo già a 1,08 €/SMC, quindi il calcolo che abbiamo visto in precedenza già non è più valido.

Poi c’è un altro fattore, cioè noi parliamo del costo di riscaldarsi con un prodotto o l’altro, ma dimentichiamo i costi della stufa a pellet o di una caldaia a condensazione, sono simili, ma se abbiamo una stufa a pellet nuova difficilmente ne abbiamo ammortizzato il costo e se compriamo un nuovo prodotto, come un bruciatore a biomassa o una caldaia a condensazione dobbiamo valutare sempre l’ammortizzazione del costo, tranne nel caso in cui possiamo beneficiare di detrazioni. Come ad esempio nel caso in cui si intenda fruire del bonus stufe a pellet.

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