Dopo la mobilizzazione di venerdì scorso con tanto di sciopero dei lavoratori del settore logistica dello stabilimento Stellantis di Melfi, sono diverse le novità che emergono per quanto riguarda la fabbrica di auto Lucana. Ma sono novità che per forza di cose finiscono con l’essere interessanti anche per tutte le altre sedi produttive dell’ex FCA. In località San Nicola di Melfi sorge uno dei più importanti poli produttivi del colosso dell’Automotive nato dalla fusione di PSA con FCA. Ormai da tempo sono balzate agli onori della cronaca le vicissitudini del colosso italo francese dell’industria automobilistica. È tra i settori in sofferenza in tutti gli stabilimenti Italiani nel gruppo, senza dubbio l’indotto, naturalmente servizi compresi.
Cosa sta accadendo all’indotto di Stellantis in Italia
Stellantis è il quarto produttore di auto al Mondo, un autentico colosso del settore automobilistico che ha diversi stabilimenti in Italia, da Nord a Sud. A Melfi da tempo si parla sempre di lunghi periodi di cassa integrazione, di chiusure periodiche delle lavorazioni, di esodi incentivati o contratti di solidarietà. E gli operai si mobilitano. Con lo sciopero del settore logistica di venerdì scorso sono emerse alcune considerazioni relative all’indirizzo che sta prendendo la direzione aziendale di Stellanti nello stabilimento di località San Nicola di Melfi in Basilicata. Uno dei settori forse sottovalutato, ma oggettivamente tra i più importanti da sempre, è rappresentarlo all’indotto. In Italia si tratta di uno spaccato degli stabilimenti produttivi dell’ex Fiat, composto per lo più da tante piccole realtà industriali. Piccole fabbriche che danno lavoro a tantissimi operai. E che, soprattutto in Basilicata, rappresentano una soluzione al problema occupazionale quasi pari pari a quelle di Stellantis intesa come casa madre.
Dall’esterno all’interno, ecco cosa succede alle lavorazioni di Melfi
Pare che dal punto di vista organizzativo l’azienda stia vertendo verso l’internazionalizzazione di numerose attività che prima erano dislocate proprio alle piccole fabbriche della linea dell’indotto. Stellantis in parole povere sta portando molte delle attività dell’indotto all’interno di Stellantis stesso. Gli operai interni della società iniziano già a svolgere attività che prima non svolgevano proprio perché assegnate all’esterno. “Stellantis vuole produrre tutto da sola”, questo è quello che molti lavoratori hanno esternato il giorno dello sciopero che ha riguardato proprio l’indotto. Come si legge sulle pagine del sito “basilicata24.it”, c’è addirittura chi pensa che presto saranno gli stessi operai assunti direttamente da Stellantis ad occuparsi perfino di servizi quali le pulizie o la gestione degli spazi comuni del polo produttivo.
La linea aziendale è stata chiara fin da subito
Abbattere i costi di produzione è uno dei principali obiettivi che è il CEO Carlos Tavares si è prefissato film dal momento del suo insediamento a capo del gruppo. Il manager portoghese ha immediatamente criticato le modalità produttive italiane, stabilendo la necessità di contenere i costi. E ridurre i costi significa, secondo gli allarmismi dei lavoratori, anche eliminare gran parte delle produzioni prima riservate proprio all’indotto. Secondo i lavoratori presto molti di loro dovranno svolgere attività che prima non erano loro demandate. Il principale timore è quello che è presto in Stellantis si adotterà anche in Italia quello che molti considerano il modello francese. In altri termini, ciò che succede in Francia per le produzioni di Peugeot. Produzioni quindi senza indotto, con l’azienda madre che fa tutto da sola.
Nonostante lo sciopero, auto prodotte comunque a Melfi da Stellantis
La dimostrazione si è avuta, anche se a ritmi ridotti, proprio venerdì con lo sciopero dell’indotto. Infatti pare che è le auto siano state prodotte lo stesso, anche se in numero inferiore rispetto al solito. In altri termini le attività dell’indotto sono state coperte durante lo sciopero dal lavoratori interinali, i cosiddetti somministrati. È quello che emerge dalle dichiarazioni di alcuni lavoratori rilasciate proprio al sito primato; e il segnale che conferma i timori di una azienda madre che vuole annettere al suo interno gran parte delle attività che portano all’auto finita è completata.