Le pensioni in Italia sono davvero basse. A dirlo è anche il rapporto dell’Inps che evidenzia la situazione pensionistica italiana.
Pensioni in Italia, presentato il rapporto annuale
Era il 1939 quando Gilberto Mazzi cantava la canzone: “Mille lire al mese”, per condurre una vita senza pretese, ma dignitosa. Siamo nel 2022 e sono molti i pensionati che vorrebbero avere “mille euro al mese” per lo stesso obiettivo. Gli anni sono cambiati, ma la situazione pensionistica in Italia, rivela dati poco rassicuranti, almeno secondo il rapporto dell’Inps.
Infatti, ieri lunedì 11luglio 2022, presso la Sala della Regina di Montecitorio, il Presidente dell’INPS Pasquale Tridico ha tenuto la Relazione annuale. Il Rapporto prende in esame, per il 2021, la situazione del Paese. Ma con particolare attenzione alle più rilevanti prestazioni erogate dall’Istituto e alla dinamica dei contribuenti.
Pensioni in Italia, il 32% percepisce meno di mille euro al mese
Circa il 32% dei pensionati italiani percepiscono meno di mille euro al mese. Inoltre l’Inps evidenzia che la percentuale di pensionati con redditi inferiori a dodici mila euro l’anno è pari al 40%. E se si considera solo gli importi delle prestazioni al loro dell’imposta sul reddito personale. Certo è che riuscire a vivere con meno di mille euro al mese è davvero un’impresa. Soprattutto se si considerano gli aumenti energetici, gas, luce e generi alimentari di questi ultimi mesi.
Le misure intraprese dal Governo per il sostegno dei redditi a fronte dell’aumento dell’inflazione “sembrano andare nella giusta direzione di non innescare una spirale inflazionistica, intervenendo a sostegno dei redditi, soprattutto quelli medio- bassi”. Lo ha affermato il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. “In questo contesto, si esplica nuovamente l’impegno dell’Istituto, in relazione ai bonus sociali e all’indennità di 200 euro erogata con il Decreto Aiuti, facendosi tramite verso ben 31 milioni di utenti tra lavoratori, pensionati, disoccupati. La maggioranza delle indennità è erogata d’ufficio dall’Istituto”- conclude.
30 anni di contributi, meno di 9 euro l’ora e pensioni da 750 euro
Sempre secondo lo stesso rapporto sono oltre 4,3 milioni i lavoratori che percepiscono meno di 9 euro lordi l’ora. a questo punto facendo dei rapidi conti, il calcolo è abbastanza semplice. Questi lavoratori, dopo aver versato trent’anni di contributi, come da prassi, potranno avere una pensione di 750 euro ed andare in pensione a 65 anni.
In altre parole i giovani di oggi dovranno lavorare tre anni più, rispetto agli anziani, se vogliono avere una pensione lievemente più alta. Riportando testuali parole: “Se il soggetto percepisse 9 euro l’ora per tutta la vita attiva, si stima che l’importo di pensione – si legge – si aggiri sui 750 euro mensili (a prezzi correnti), un valore superiore al trattamento minimo, pari a 524 euro al mese per il 2022″.
Tuttavia il rapporto è una fotografia importante del nostro paese, ma emerge che una riforma pensionistica è sempre più urgente. Si deve anche considerare che la famosa “Quota 100″ sembra essersi trasformata in un flop, rispetto alle previsioni dello Stato. E’ ora di misure a sostegno del lavoro, che permettano di avere lavoratori che versano regolarmente i contributi e che si possano, quindi, vivere una terza età più serena e senza pensieri, com’è giusto che sia.