Sicuramente in un rapporto di lavoro la parte meno tutelata e debole è sicuramente il lavoratore. Sono molto Infatti i lavoratori detenuti in condizioni lavorative non proprio regolari da parte del datore di lavoro. Naturalmente non tutti i datori di lavoro commettono queste cose illecite, ma non si può negare che siano molti i rapporti di lavoro dove il lavoratore è spesso sfruttato o con diritti negati. Una casistica assai importante è quella del contratto di lavoro dichiarato part time ma che invece è full time.
Perché molti datori di lavoro adottano pratiche non propriamente lecite
A volte perché ci sono datori di lavoro che continuano ad operare nell’illecito come scelta. Altre volte perché è il costo del lavoro in Italia che essendo talmente elevato spinge un datore di lavoro ad aggirare le regole cercando di risparmiare a discapito naturalmente del lavoratore dipendente. Sono queste due motivazioni che portano ad una impennata dei casi di lavoro a orario ridotto, solo sulla carta. In pratica un lavoratore viene assunto per lavorare poche ore al giorno, o pochi giorni a settimana, ma nella realtà svolge orario pieno e continuato come un normale dipendente a tempo pieno.
Il part-time fasullo, di cosa si tratta?
Il part-time è un lavoro svolto ad orari inferiori a quello a tempo pieno. Può essere orizzontale o verticale, questa la distinzione principale. Si parla di part-time orizzontale quando un lavoratore è impegnato ogni giorno della settimana lavorativa, ma per orari giornalieri inferiori a quelli ordinari. Il part time verticale invece prevede la giornata di lavoro a orario pieno ma solo per pochi giorni a settimana e non per tutti. In entrambi i casi si tratta di un lavoro che dal punto di vista del salario è più basso per i lavoratori e di conseguenza meno caro per il datore di lavoro l’esborso economico a cui è chiamato, tassazione compresa.
Quando si è nella illegalità
L’illegalità nasce quando nonostante questo genere di contratto, il lavoratore è impegnato comunque per tutte le ore lavorative di tutte le giornate. In pratica l’assunzione per il lavoro part time è soltanto una facciata, perché effettivamente il lavoratore svolge l’attività come se fosse a tempo pieno. Perdendo naturalmente i diritti che il lavoro a tempo pieno da, a partire dal salario. In pratica ci si trova di fronte ad un contratto part time fasullo. Ed è un contratto suscettibile di sanzioni per il datore di lavoro, e da cui il lavoratore può difendersi.
Ecco alcuni esempi di part-time falso
Ci sono casi gravi in cui il lavoro part time è praticamente inesistente, ma entra soltanto nella sfera della retribuzione e della tassazione del lavoro per lavoratore e datore di lavoro. Ci sono casi invece in cui il part time è a metà. In pratica, il lavoro è dichiarato a orario ridotto, svolto ad orario pieno, ma la retribuzione è in linea con quello effettivamente svolto. Solo che la retribuzione aggiuntiva tra quella scritta in busta paga e riferita al part-time e quella effettiva percepita, viene pagata in nero. In questo caso i guai sono meno seri, dal momento che si tratta di emolumenti in nero e di evasione dalle tasse per il datore di lavoro. Il primo caso però è quello che rientra nello sfruttamento del lavoro e che a tutti gli effetti la legge considera un reato grave.
Cosa si può fare per far emergere queste illegalità
L’Ispettorato Territoriale del Lavoro è l’organismo competente a cui si può rivolgere il lavoratore. Infatti è l’ispettorato che dovrebbe convocare i datori di lavoro per verificare le possibilità di una conciliazione o mediazione. In questo caso le vie sono due. O ci si mette d’accordo è il contratto fasullo viene trasformato in un contratto reale quindi si passa dal part time al full time e quindi le rivendicazioni del lavoratore vengono accettate dal datore di lavoro. Oppure si passa alla fase successiva. In mancanza di Intesa l’ispettorato assoggetterà i datori di lavoro alle sanzioni amministrative per la violazione delle norme in materia di lavoro dipendente e dei contributi previdenziali da versare. Il lavoratore può anche trascinare davanti al Tribunale del Lavoro il datore di lavoro, naturalmente appoggiare dal suo legale in modo tale da chiedere anche di arretrati che altro non sono che le differenze retributive percepite durante questi mesi di contratto disallineato alle ore di lavoro effettivamente svolte.