Stanno creando molte polemiche le comunicazioni pervenute dall’Agenzia delle Entrate ai titolari di partite Iva che hanno un debito Iva superiore a 5.000 euro. La comunicazione, infatti sollecita ad effettuare il pagamento oppure aprire una crisi di impresa.
Perché i contribuenti stanno ricevendo l’invito ad aprire una crisi di impresa?
Questa particolare novità deriva dall’articolo 30 sexies del decreto legge 152 del 2021, questo prescrive che a far data dalle comunicazioni periodiche Iva relative al primo trimestre 2022 (LIPE) in caso di omessi versamenti dell’imposta superiori a 5.000 euro, l’Agenzia delle Entrate debba provvedere alla comunicazione al contribuente e all’organo di controllo, ad esempio collegio sindacale, di tale omissione invitandolo ad adempiere oppure a valutare l’ipotesi di aprire una crisi di impresa.
L’Agenzia delle Entrate in applicazione di questa normativa ha provveduto a tali comunicazioni che ovviamente hanno destabilizzato i contribuenti perché trattasi di una novità di cui molti non erano a conoscenza.
Per maggiori informazioni sulla crisi di impresa, leggi l’articolo: Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza: cos’è la crisi di impresa
Aprire la crisi di impresa non è un obbligo anche se l’invito arriva dall’Agenzia delle Entrate
Deve essere sottolineato che l’invito a valutare l’ipotesi di una crisi di impresa non è un obbligo e non rappresenta la fine dell’impresa, cioè l’imprenditore non è obbligato. Il legislatore parte dal presupposto che se un’azienda ha un debito Iva superiore a 5.000 euro, molto probabilmente ha delle difficoltà economiche e di gestione dell’ impresa che potrebbe essere in passivo. Di conseguenza lo invita a prendere dei provvedimenti.
Ricordiamo però che il nuovo codice della crisi di impresa, che si adegua alle direttive dell’Unione Europea in materia, è diffondere la cultura della prevenzione e del salvataggio delle aziende in crisi e quindi agire in modo tempestivo al fine di risanarla. La comunicazione dell’Agenzia delle Entrate volta ad invitare il contribuente a valutare l’ipotesi di una crisi di impresa è quindi un modo per mantenere in vita in Italia solo aziende sane e in grado di apportare benefici sociali in termini occupazionali e di Pil.
Molto probabilmente l’entrata in vigore della norma è poco tempestiva considerando il panorama economico del Paese, ma la stessa Agenzia ha tenuto a precisare che la comunicazione è un semplice adempimento a cui è tenuta nel rispetto della legge.