Gas russo ridotto per l’Italia e molti altri paesi d’Europa. Ecco come l’Italia sta correndo al piano di emergenza e cosa ci aspetta.
Gas russo ridotto, la nota dell’Eni
Mosca lo avevo detto e lo ha fatto, purtroppo per noi e per gli altri stati europei che sono dipendenti dal gas russo. In una nota l’Eni, aggiorna il Governo dello stato di fatto. “Gazprom – scrive la compagnia italiana – ha comunicato che per la giornata di oggi fornirà a Eni volumi di gas pari a circa 21 milioni di metri cubi al giorno, rispetto a una media degli ultimi giorni pari a circa 32 milioni di metri cubi al giorno. Eni fornirà ulteriori informazioni in caso di nuove e significative variazioni dei flussi“.
Una nota molto chiara, la Russia sta diminuendo il gas da fornire al nostro Paese. Ma la situazione interessa tutta l’Europa che deve fare i conti con queste nuove misure russe. L’unica via da seguire è quella di raggiungere, quanto prima possibile, l’autonomia della dipendenza energetica russa. Pertanto non resta che puntare sul risparmio energetico e sugli strumenti del già varato RePowerEu.
Gar russo ridotto, il piano di emergenza italiano
L’Italia corre verso un piano di emergenza che possa mettere a ripara lo Stato in vista del prossimo inverno, e non solo. Sono tanti gli interventi che si stanno pensando di mettere in atto, qualora la Russia dovesse definitivamente chiudere i rubinetti del gas. Gli interventi più possibili possono passare dal razionamento del gas per le industrie fino ad un maggior utilizzo delle centrali a carbone per la produzione elettrica.
Non solo, potrebbe esserci anche delle nuove misure per le temperature dei termosifoni all’interno dei luoghi pubblici, locali ed abitazioni private. Ma anche cercare di regolarizzare gli orari dei lampioni delle strade per spegnerli prima, soprattutto durante il periodo invernale. Negli scenari più critici c’è anche quella di razionalizzare il consumo del gas per imprese e famiglie.
Nel frattempo si riempiono al massimo i serbatoi
Nel frattempo si sta cercando di riempire quanto più possibile i serbatoio di cui l’Italia dispone. A dirlo è l’amministratore delegato Snam, Stefano Venier. “Fino a domenica siamo arrivati a 6,1 miliardi di metri cubi in stoccaggio (al netto dello strategico ndr) che corrispondono al 64% dell’obiettivo. Noi di Snam abbiamo dato un contributo di circa 1,5 miliardi di metri cubi e continueremo a dare il nostro sostegno, ovviamente nei limiti di un operatore di sistema“- conclude.
Tuttavia gli occhi sono puntati sulla manutenzione del Nord Stream 1, che dovrebbero completarsi in una decina di giorni. Poi sarà da capire se la Russia prenderà questa come scusa per chiudere definitivamente con le esportazioni. E mentre l’Europa si sta preparando per lo stop totale, l’Italia deve cercare nuovi accordi commerciali e deve farlo al più presto per non rischiare un inverno al freddo.
Mentre nel lungo periodo è ora di fare una seria politica energetica nel nostro Paese. Intensificare lo sfruttamento delle centrali già presenti lungo lo stivale. Ma anche puntare sul sistema eolico e sul movimento delle acque, come dighe, maree, fiumi e cascate. In Italia il sole non manca mai, specialmente al sud, per cui una politica di incentivazione anche sull’istallazione di pannelli fotovoltaici capaci di produrre energica, sarebbe quanto mai fondamentale.