L’accordo sul grano sembra esserci un’intesa, mentre sul fronte del gas è guerra in Europa, che corre ai ripari in caso di cessazione totale.
Accordo sul grano, Putin vola a Teheran
Si sono incontrati il Presidente Russo Putin ed il uso omonimo turco Erdogan in merito ad un’intesa sul grano. Oggi nel giorno in cui la Siria ha interrotto le trattative con l’Ucraina, è tempo di apertura al dialogo in merito alla crisi umanitaria e alla carenza di grano, soprattutto per le popolazioni più povere. Si ricorda che è il grano ucraino la base dell’alimentazione delle popolazioni più deboli, che rischiano di cadere in carestia.
Putin ha ribadito il suo ringraziamento per l’intervento della mediazione turca per esportare il grano proveniente dai porti dell’Ucraina. Grano che contianua ad essere presente nei silos, nonostante lo scorso carico, di 8 navi straniere, sia andato a buon fine. Un accordo sarebbe quindi vicino.
Mentre restano da definire alcuni dettagli in merito alla sicurezza dei porti e ad eventuali attacchi proprio dai russi sulle navi cargo. Cosa che teme molto il presidente ucraino Zelesky. Ma nel frattempo la guerra continua tra Russia ed Ucraina su più fronti. Anche se la moglie di Zelensky è volata negli Stati Uniti per richiedere nuovi aiuti.
Accordo sul grano e disaccordo sul gas
Sempre da Teheran, Putin, parla anche del disaccordo sul gas e delle esportazioni in Europa. Sembra che Putin punti al rispetto dei contratti dopo l’interruzione degli approvvigionamenti del gasdotto Nord stream uno, per la manutenzione. Tuttavia per l’Europa la Russia non è più un partner commerciale affidabile. Pertanto sta puntando a piani di emergenza per limitare l’uso dello stesso gas.
Il piano prevede una riduzione obbligatoria dal 1 agosto al 31 marzo 2023, del 15% del consumo di gas, per tutti gli Stati membri all’interno dell’Unione Europea. Una misura che scatterà solo in caso di chiusura dei rubinetti da parte di Mosca.
Il gas risparmiato confluirà in un Fondo comunitario europeo per i paesi più esposti come la Germania e l’Ungheria. Mentre, per la Francia, la misura non avrà grossi impatti, visto che principalmente produce l’energia dal nucleare. Il piano prevede quindi una misura che impatta in maniera diversa sulle diverse nazioni, pertanto un accordo unico sarà difficile da raggiungere, se non con le dovute modifiche.
La situazione italiana, a che punto stiamo?
L’Italia invece ha provveduto a chiudere l’accordo con l’Algeria per aumentare i volumi di gas algerino da importare. Questo ha messo il nostro Paese in una situazione di maggiore sicurezza. Tuttavia, secondo il premier Draghi, se si aggiunge anche lo sviluppo dell’Italia verso le fonti rinnovabili, entro massimo un anno e mezzo, la nazione potrebbe essere fuori dalla dipendenza Russa.
Nel frattempo è stato prorogato al 21 agosto, lo sconto di 30 centesimi sui carburanti. Mentre gli stoccaggi dei gas sono al 65% e potrebbero arrivare fino al 90% entro fine anno. Rimane comunque lo stato di pre-allarme, ma così continuando non ci dovrebbero essere grossi problemi per il prossimo inverno. Anche se la speranza rimane quella di ristabilire una pace duratura nel cuore dell’Europa.