Perché quota 102 e quota 100 hanno fatto flop: i numeri inequivocabili che non mentono

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Tanto discussa, tanto criticata e alla fine interrotta, questo ciò che si può dire sulla quota 100. La misura che il governo giallo-verde di Giuseppe Conte, Matteo Salvini, e Luigi di Maio ha introdotto, è stata subito la misura più discussa negli ultimi decenni a livello previdenziale. Da primo gennaio 2022 la misura è stata cancellata è sostituita dalla quota 102. Più o meno il meccanismo identico, cambia solo l’età minima di uscita. Resta il fatto che la notizia del momento è che a conti fatti su entrambe le misure aleggia lo spettro del fallimento. Lo dicono le statistiche ed i numeri che come si dice sempre, non mentono mai.

Da quota 100 a quota 102, l’esito non è cambiato, le misure hanno fatto flop

Sono stati solo 450mila gli italiani che sono usciti dal lavoro e sono andati in pensione grazie alla quota 100. Queste sono le stime dei 3 anni di sperimentazione della misura tanto cara alla Lega e a Matteo Salvini che ne ha fatto un autentico cavallo di battaglia. Certo, nei prossimi mesi queste uscite cresceranno anche se è impossibile che crescano in maniera così esponenziale da far cambiare quel trend negativo che al momento la quota 100 ha dimostrato di avere. C’è sempre chi ha deciso di posticipare la quota 100 grazie alla cristallizzazione del diritto, ma non cambierà molto sul giudizio sull’esito della sperimentazione 2019-2021 per la misura. Pochi hanno preso la quota 100 a tal punto che c’è chi sostiene che tutti gli allarmismi sul disastro che avrebbe fatto sui conti pubblici questa misura, non si sono materializzati.

Pochi quotisti, ancora di meno quelli puri

Infatti fin dal suo varo, sulla quota 100 si è detto tutto e il contrario di tutto. Si è detto che costava troppo per le casse dello Stato, che mandava troppo presto in pensione le persone, che era una misura che penalizzava i giovani e futuri pensionati. Resta il fatto che 38 anni di contributi versati era un tetto che si è dimostrato evidentemente troppo elevato per consentire una diffusione a macchia d’olio di questa misura tra i neo pensionati. 38 anni di contributi versati sono effettivamente, soltanto 4 anni e 10 mesi meno della pensione anticipata ordinaria. E  non è certo una soglia contributiva facile da raggiungere. Forse proprio per questo solo 450mila sono stati i pensionati che sono riusciti a completare i requisiti utili ad uscire già con la quota 100.

La quota 102 ancora peggio

64 anni e l’età minima per uscire nel 2022 con quota 102. La misura che ha sostituito quota 100 infatti prevede 2 anni di età in più rispetto alla misura precedente. Per il resto sempre 38 anni di contributi versati. Resta il fatto che pare che da gennaio, solo 3.800 persone hanno sfruttato la quota 102. Pochi anche rispetto alla quota 100. Evidente che il sistema avrebbe bisogno di altro. Fissare una soglia contributiva così elevata come entrambe le misure prevedevano, ha limitato il numero dei potenziali beneficiari. Questo è un dato evidente. A tal punto che ci sono seri dubbi che due misure del genere possono essere confermate anche per il 2023. Non certo la quota 100, ormai messa in soffitta dalla politica. Ma la quota 102 che qualcuno vorrebbe estesa di qualche altro anno, potrebbe essere immediatamente cessata. Sempre che le intenzioni dell’esecutivo siano quelle di prevedere misure di maggior vantaggio per i lavoratori. Infatti stando ai numeri e stando alla spesa pubblica che una misura come 102 ha dimostrato di produrre, rimandare la sua scadenza di un anno e lasciarla attiva anche per il 2023, non sarebbe poi una soluzione nociva per le casse statali e per la spesa pubblica.

 

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Sindacalista, operatore di Caf e Patronato, esperto in materia previdenziale, assistenziale, lavorativa e assicurativa. Da 25 anni nel campo, appassionato di scrittura e collaboratore con diversi siti e organi di informazione.