È stato annunciato dal Presidente del Consiglio Mario Draghi il nuovo taglio del cuneo fiscale. La misura dovrebbe essere contenuta nel decreto Luglio e portare aumenti in busta paga della misura di 70-80 euro. Tutte le novità previste per i lavoratori e le imprese.
Cos’è il cuneo fiscale?
Il cuneo fiscale rappresenta la differenza tra la retribuzione lorda e la retribuzione netta percepite dal lavoratore dipendente. L’Italia in merito detiene un triste primato, infatti tra i Paesi OCSE è tra quelli che hanno il cuneo fiscale più alto. Il livello è tale che più volte l’Unione Europea, soprattutto negli ultimi mesi, ha sollecitato interventi volti ad abbassare il cuneo fiscale e quindi ridurre le tasse sul lavoro. Dello stesso avviso anche Confindustria.
Ora finalmente sembra che qualcosa si stia muovendo. L’Italia è uno dei Paesi dell’Unione Europea che ha scelto di non combattere l’inflazione con l’aumento dei salari. Sono molti gli economisti a sostenere questa scelta ricordando la scelleratezza negli anni Ottanta di perseguire la politica di ricorsa tra prezzi e salari che portò l’inflazione a due cifre, fino al 20%, in quel caso veniva attuato il meccanismo della scala mobile abbandonato poi definitivamente nel 1992.
Proprio per questo motivo molto probabilmente il governo Draghi sta cercando misure di contenimento alternative con piccoli interventi volti ad aiutare gli italiani ad affrontare le spese, ma senza seguire la spinta inflazionistica. Rientrano in questa ottica il bonus di 200 euro, il taglio delle accise sui carburanti e diversi piccoli aiuti alle imprese. Nel quadro degli aiuti si inserisce il taglio del cuneo fiscale.
In merito al bonus di 200 euro, sono molti i professionisti che ritengono necessario un’autodichiarazione dei lavoratori inerente i requisiti. per saperne di più, leggi l’articolo: bonus 200 euro: lavoratori dipendenti devono presentare l’autodichiarazione?
Taglio del cuneo fiscale: il Governo vuole raddoppiare quello di gennaio
Il primo taglio del cuneo fiscale è stato effettuato a gennaio in misura dello 0,8%, ora è in programma nel Decreto Luglio il raddoppio di tale misura, fino a 1,6%. Questo dovrebbe portare nelle tasche degli italiani in media circa 70- 80 euro al mese in più.
Deve essere sottolineato che le ipotesi allo studio sono diverse, infatti da un lato c’è la volontà di optare per il taglio di 1,6% per redditi fino a 35.000 euro annui ( come previsto già per il taglio di gennaio), dall’altro ci potrebbe essere la disponibilità ad optare per un taglio per i redditi fino a 15.000- 20.000 euro l’anno. Il problema principale infatti potrebbero essere le risorse che dovrebbero arrivare dall’extra gettito fiscale del settore petrolifero. Ulteriori risorse potrebbero arrivare dalla tassazione degli extraprofitti che colpisce 11.000 società che operano nel settore energetico e che ha già consentito al governo di recuperare 42 miliardi di euro. Si tratta quindi di una sorta di redistribuzione. Allo studio c’è anche l’ipotesi di aumentare l’aliquota sugli extra-profitti dal 25% al 30%, fatto che porterebbe a ulteriori entrate per 2 miliardi di euro.
Tassa sugli extra-profitti: quali imprese sono interessate?
Il taglio del cuneo fiscale potrebbe essere strutturale dal 2023
Il nuovo taglio del cuneo fiscale annunciato da Draghi dovrebbe essere in vigore nei mesi di settembre, ottobre, novembre e dicembre. Ma questa non è l’unica novità, infatti si prevede di inserire il taglio del cuneo fiscale in forma strutturale attraverso la legge di bilancio per il 2023. Di conseguenza il taglio straordinario dovrebbe restare in vigore per il 2022, per poi avere la misura strutturale dal 2023. Si tratterebbe di una novità apprezzabile e gradita non solo ai lavoratori, ma anche alle imprese che finalmente vedono diminuire il carico fiscale e possono offrire maggiori incentivi economici ai lavoratori.
Naturalmente il mancato adeguamento degli stipendi non piace ai lavoratori che vedono il loro potere d’acquisto scendere e questo anche perché c’era un notevole gap da colmare già prima dell’avvento dell’inflazione trainata dai costi energetici.
Dovrebbe essere prorogato sempre nel decreto luglio anche il taglio delle accise sui carburanti.