L’Housing Sociale, anche conosciuto come Social Housing oppure alloggio sociale, è una formula che consente a persone che si trovano in condizioni economiche precarie e che non riescono ad accedere alle case popolari di avere un tetto sulla testa a condizioni economiche particolarmente favorevoli.
Perché c’è bisogno dell’housing sociale?
L’edilizia popolare in Italia non riesce a far fronte alle esigenze di tutte le persone che fanno fatica a sostenere i costi di una locazione e non hanno una casa di proprietà. L’housing sociale ha l’obiettivo di aiutare proprio questa tipologia di persone, ma in Italia è ancora poco sviluppato, al punto che si calcola che circa 1,7 milioni di famiglie vivono in una condizione di povertà abitativa in quanto non possono permettersi di sostenere i costi abitativi.
A questo dato abbastanza allarmante si aggiunge che 34 milioni di cittadini europei non riescono a riscaldare adeguatamente casa, questi dati sono purtroppo anche vecchi e molto probabilmente il prossimo inverno sarà difficile per un numero ben maggiore di persone e di sicuro l’Italia non è da meno visto che l’inflazione continua ad essere in aumento. Gli alloggi sociali mirano a una riduzione di tale povertà abitativa.
La disciplina degli alloggi sociali
L’Italia ha disciplinato l’housing sociale con il decreto ministeriale 22 aprile 2008 che definisce l’alloggio sociale come unità immobiliare a uso residenziale permanente con funzione di interesse generale consistente nella salvaguardia della coesione sociale attraverso la riduzione del disagio abitativo. Sono parificati alle social housing anche le abitazioni costruite o ristrutturate con interventi pubblici e concesse in locazione a condizioni favorevoli per almeno 8 anni oppure vendute a prezzi contenuti.
Ciò che caratterizza gli alloggi sociali è anche una nuova filosofia dell’abitare, infatti si mira al recupero urbano e quindi ad evitare gli effetti di emarginazione che spesso nelle città caratterizza gli alloggi popolari. Proprio per questo si parla di salvaguardia della coesione sociale.
La norma è anche denominata Piano Casa e prevede la costruzione di edifici con capitale misto privato-pubblico in modo da incrementare gli alloggi di edilizia residenziale. I contenuti della legge sono stati poi ulteriormente chiariti con due decreti: il DPCM del 16 luglio 2009 e il DPCM del 10 luglio 2012. Si tratta quindi di una soluzione a metà tra edilizia privata e case popolari, ma in base alle varie disposizioni normative si tratta anche di edifici ad elevata efficienza energetica e che quindi consentono risparmio economico e trattandosi di edilizia di elevata qualità evitano gli effetti dell’esclusione sociale tipica dei quartieri periferici.
Nonostante le varie normative, l’housing sociale ancora non decolla del tutto, le città che hanno ampliato l’offerta inoltre si trovano soprattutto a Nord e al Centro Nord, ne sono un esempio Milano, Udine e Bologna.
Vantaggi dell’housing sociale
Dalle esperienze finora condotte emerge che rispetto al mercato libero l’housing sociale consente di avere canoni del 30-40% più bassi.
In alcune città gli alloggi sociali hanno visto il recupero di immobili fatiscenti c’è quindi il ripristino di edifici dismessi e allo stesso tempo valorizzazione di aree prima abbandonate. In questo modo sono poste anche le basi per la socializzazione in zone spesso periferiche che vengono migliorate dal punto di vista dei servizi e della qualità di vita.
Dal punto di vista pratico chi riesce ad accedere a queste soluzioni abitative si trova a pagare un affitto a canone concordato che solitamente non va oltre il 25-30% dello stipendio.
I principali destinatari sono giovani coppie, famiglie monoreddito o a basso reddito, anziani con pensioni particolarmente basse, studenti fuori sede.