Del Bonus Bebè presto non si parlerà più dal momento che anche questa misura è confluita nell’assegno unico ed universale sui figli a carico. Visto però che è recente l’emanazione di questo nuovo assegno unico universale, entrato in vigore solo il primo marzo scorso, inevitabile che ancora oggi ci siano famiglie che hanno a che fare con il Bonus Bebè. Soprattutto chi ha visto la sua istanza respinta, può ancora vedere di risolvere il tutto. E in questa ottica che si incastona la nuova comunicazione dell’Inps tramite il suo messaggio n° 1562 del 2022, pubblicato sul portale istituzionale della Previdenza Sociale Italiana qualche giorno fa. Un chiarimento che l’Inps ha voluto produrre per gli extracomunitari che hanno richiesto il Bonus Bebè ma che hanno ricevuto la reiezione della domanda.
Inps, ecco cosa ha detto l’Istituto sulle pratiche del Bonus Bebè respinte
Il Bonus Bebè è una misura che consentiva a chi aveva nuovi nati o nuovi adottati, di percepire un assegno mensile per il sostentamento delle spese che ogni nuovo figlio produce. Anche per i lavoratori exrtracomunitari era ammesso questo genere di Bonus. Ma occorreva la residenza in Italia ed un permesso di soggiorno di lungo periodo. Come ogni misura assistenziale infatti, anche il Bonus Bebè non era fruibile se non si risiedeva in Italia. Ed è proprio questa la motivazione per la quale l’indennità era stata respinta a parecchi richiedenti. E l’Inps spoiega cosa devono fare queste famiglie che si sono viste rigettare una indennità per la mancanza del permesso di soggiorno di lungo periodo.
L’autotutela, così e come si sfrutta
DI fatto l’Inps sottolinea che c’è un autentico via libera all’accoglimento delle domande di Bonus Bebè da parte dei cittadini extracomunitari a cui l’Istituto aveva respinto le domande per la carenza del requisito del permesso come soggiornanti di lungo periodo. Lo spiega il sito “pensionioggi.it” che sottolinea i chiarimenti prodotti dall’Inps che parla di autotutela.
Nel messaggio n° 1562 del 2022 l’Inps non fa altro che recepire ed applicare una pronuncia degli ermellini della Suprema Corte Costituzionale. I giudici della Consulta hanno dichiarato incostituzionale la bocciatura di queste domande, dal momento che doveva trovare applicazione la legge Europea sulla parità di trattamento. Per i cittadini extracomunitari la cui domanda era stata respinta per mancanza del permesso di soggiorno di lungo periodo, si aprono gli spiragli per tornare a poter percepire il sussidio.
E si può operare in retroattività, visto che è dal 2015 che il Bonus Bebè è in vigore. Inizialmente erogato fino ai 3 anni di vita del bambino, poi si è passati a un solo anno di età. Ma è rimasta sempre una misura molto richiesta ed importante per le famiglie con prole.
Al bonus potevano accedere anche i cittadini extracomunitari ma con il vincolo prima citato del permesso di soggiorno di lungo periodo. Un vincolo che la UE e poi la Corte Costituzionale, hanno dichiarato non opportuno. Il principio della parità di trattamento deve essere rispettato. E pertanto, tutte le domande oggi sospese devono essere accettate e tutte le domande bocciate saranno riesaminate per la successiva e nuova approvazione.