Con un’importante sentenza depositata dalla Corte Costituzionale il 5 aprile 2022 si tutelano i nipoti orfani che perdono i nonni riconoscendo loro il diritto alla pensione di reversibilità. Ecco cosa dice la sentenza.
Le norme costituzionali oggetto di valutazione
Prima di passare al contenuto della sentenza della Corte Costituzionale è bene fare un primo excursus sulle norme che la pronuncia va ad esaminare. L’articolo 38 del DPR 818 del 1957 prevede il diritto alla reversibilità della pensione per figli legittimi o legittimati, i figli adottivi e gli affiliati, quelli naturali legalmente riconosciuti o giudizialmente dichiarati, quelli nati da precedenti matrimoni dell’altro coniuge nonché i minori regolarmente affidati dagli organi competenti a norma di legge.
Agli stessi fini s’intendono equiparati ai genitori gli adottanti, gli affilianti, il patrigno e la matrigna, nonché le persone alle quali l’assicurato fu affidato come esposto.
La Corte Costituzionale con la sentenza 180 del 1999 ha già censurato l’articolo 38 citato nella parte in cui non include tra i soggetti che hanno diritto alla pensione di reversibilità i minori per i quali risulti provata la vivenza a carico degli ascendenti. Si tratta in particolare dei nipoti affidati ai nonni e che sono a loro carico anche senza che vi sia stato un provvedimento formale di affidamento. La Corte Costituzionale quindi ritiene che debba essere data prevalenza alla sostanza e non alla forma.
A questa importante pronuncia si unisce quella del 5 aprile 2022, in cui si va oltre e si ritiene che la norma, come formulata, sia incostituzionale in violazione degli articoli 3 e 38 della Costituzione. La violazione sarebbe dovuta al fatto che devono essere equiparati ai minori anche i maggiorenni che siano inabili al lavoro, orfani e viventi a carico degli ascendenti assicurati.
Il ricorso della Corte di Cassazione avverso l’esclusione dei nipoti maggiorenni, inabili e orfani dalla pensione di reversibilità
La questione di legittimità costituzionale della norma in oggetto è stata sollevata dalla Corte di Cassazione, sezione lavoro con ordinanza dell’8 aprile 2021. La vicenda ha riguardato una giovane, maggiorenne, orfana, incapace di intendere e di volere, non titolare di altri trattamenti economici, che vede negato l’accesso alla pensione di reversibilità del nonno in applicazione della disposizione che riconosce il diritto alla pensione di reversibilità dei nonni solo ai nipoti minorenni.
La Corte di Cassazione nell’introdurre la questione di legittimità sottolinea che l’obiettivo della pensione di reversibilità è la tutela previdenziale finalizzata al perseguimento dell’interesse collettivo alla liberazione di ogni cittadino dallo stato di bisogno. Di conseguenza nella situazione concreta di cui si sta occupando si tratta di applicare la ratio stessa della normativa della reversibilità e assicurare un’esistenza libera e dignitosa a una persona in evidente difficoltà. La Corte di Cassazione va oltre e richiama anche art. 8 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, (CEDU) che valorizza il significativo rapporto tra ascendente e nipote suscettibile di tutela.
La decisione della Corte Costituzionale: la pensione di reversibilità spetta anche ai nipoti maggiorenni disabili
La Corte Costituzionale statuisce che l’articolo 38 del DPR 818 è discriminatorio, in quanto viola l’articolo 3 della Costituzione che statuisce il diritto all’uguaglianza formale e sostanziale, l’esclusione dal diritto al godimento della pensione di reversibilità del nipote che sia:
- orfano ( quindi non ha genitori che possano provvedere alle sue esigenze);
- inabile al lavoro e quindi non in grado di procurarsi sostentamento;
- e che sia a carico dei nonni.
Questo anche perché generalmente per tutte le altre prestazioni del welfare il maggiorenne disabile/inabile viene parificato al minore, ad esempio nel caso dell’assegno unico si è visto che i figli che abbiano superato i 21 anni e che abbiano delle disabilità, hanno comunque diritto a percepire l’assegno. Questo è solo uno degli esempi da cui si evince la particolare protezione del nostro sistema per le persone che hanno difficoltà.
A supporto di tale tesi c’è anche il fatto che la pensione di reversibilità dei genitori spetta normalmente ai figli inabili al lavoro anche se maggiorenni, quindi non si vede perché debbano essere fatte differenze nel caso in cui i genitori non siano in vita e il minore di fatto è a carico dell’ascendente di secondo grado, cioè il nonno.
Violazione dell’articolo 38 della Costituzione
La Corte Costituzionale inoltre rinviene nella esclusione dal godimento della pensione di reversibilità per i nipoti maggiorenni, inabili al lavoro e orfani, la violazione dell’articolo 38 della Costituzione che stabilisce: Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale.
Sottolinea la Corte che non basta a giustificare tale discriminazione il fatto che il godimento della pensione di reversibilità in favore dei nipoti minorenni sarebbe limitato nel tempo, mentre includendo i nipoti maggiorenni inabili la prestazione sarebbe dovuta per un tempo astrattamente lungo. Infatti la matrice solidaristica di questo sussidio è prevalente rispetto a tale interesse. La Corte, in una lunga disamina, boccia anche tutti i rilievi fatto dal Presidente del Consiglio dei Ministri difeso dall’Avvocatura di Stato.
Le sentenze di accoglimento della Corte Costituzionale hanno effetto retroattivo avendo come unico limite le situazioni irreversibili. Questo vuol dire che ora chiunque si trovi nella condizione sanzionata dalla Corte Cotituzionale, potrà trovare tutela.