La tassazione delle borse di studio e come funziona

Anche le borse di studio sono assoggettate all’Irpef, ecco cosa occorre sapere per le famiglie che hanno figli che le sfruttano.

riduzione irpef

Per gli studenti italiani c’è un meccanismo di premialità che si chiama borsa di studio. A dire il vero le borse di studio non riguardano solo il merito scolastico ma anche particolari condizioni reddituali e di disagio delle famiglie degli studenti. Di borse di studio il sistema scolastico ed universitario italiano ne prevede a dismisura. CI sono quelle per merito. Poi ci sono quelle per particolari situazioni di disagio economico, reddituale e patrimoniale. E ci sono anche quelle per etnia. La borsa di studio può essere considerato una specie di finanziamento del percorso di studio di un determinato studente. Ma sono soldi su cui le famiglie dei beneficiari, pagano le tasse. Infatti si tratta di emolumenti assoggettati ad Irpef, ma secondo una metodologia particolare.

La tassazione delle borse di studio, come funziona?

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3.000 euro per studenti universitari che presentano un progetto imprenditoriale innovativo

La borsa di studio è un premio in danaro che viene assegnato e liquidato direttamene  allo studente. E sono soldi che andrebbero dichiarati dal punto di vista fiscale. In questo caso li deve dichiarare direttamente lo studente se è indipendente economicamente, come tutti gli studenti lavoratori, o la sua famiglia se risulta a carico dei genitori. La borsa di studio in pratica va a sommarsi a tutti gli altri redditi prodotti da un nucleo familiare. La tassazione dei redditi in Italia dal momento che colpisce tutti i redditi prodotti, non può non riguardare anche le borse di studio.

I diversi tipi di borsa di studio

Come detto in premessa, la borsa di studio è a tutti gli effetti un reddito. Il distinguo da fare è relativo alle borse di studio per motivi di merito scolastico, che possono riguardare, a prescindere dalla situazione familiare, cioè sia per studenti meno abbienti che studenti più ricchi. E poi ci sono quelle destinate a chi ha problemi di natura economica. Il dubbio riguardo alla necessità di indicare nelle dichiarazioni dei redditi anche queste borse di studio non è certo raro a verificarsi per molti studenti.

È facile che una famiglia povera, che ha un figlio studente che riesce a prendere la borsa di studio, avrà necessità di attingere alle varie misure assistenziali dello Stato. E dal momento che oltre che la classica dichiarazione dei redditi, oggi è molto importante l’Indicatore della situazione  economica equivalente, cioè l’Isee, i dubbi aumentano. Tutto ciò che porta ad aumentare il reddito di una famiglia, ne aumenta anche l’Isee. E se per colpa della borsa di studio dichiarata nel 730 o nel modello Redditi PF si esce fuori da altre misure molto importanti per le famiglie?

Le borse di studio ai giorni nostri

Nulla di nuovo se si parla di borse di studio dal momento che è uno strumento che è richiamato anche dalla nostra carta costituzionale. La Costituzione della Repubblica infatti ha nel suo articolo 34 un richiamo anche alle borse di studio dal momento che si parla di garantire il diritto allo studio.

Oltre alla meritocrazia, e quindi al merito scolastico conta anche il garantire a tutti lo stesso diritto a studiare.  il reddito del nucleo familiare dello studente è importante. Perché la Costituzione parla chiaro prevedendo che “i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Un principio che anche se in maniera celata, richiama alla borsa di studio.

Ecco perché nel panorama normativo nostrano ne esistono tante. Ci sono quelle liquidate direttamente dagli Atenei, e ci sono quelle erogate istituti scolastici. E poi ci sono quelle erogate da Regioni, Comuni, Comunità Europea, Enti pubblici e Fondazioni. Essendo variegate, ogni Ente ed ogni Ateneo, oppure ogni istituto scolastico, stabilisce regole, requisiti e criteri per erogare questi premi.

Le borse di studio a livello di dichiarazione dei redditi

Come previsto dal Tuir (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), la borsa di studio rientra tra i redditi assimilati a quelli da lavoro dipendente. E proprio in virtù della loro natura, si tratta di redditi assoggettati ad  Irpef. In base alle aliquote e agli scaglioni, si paga una determinata Imposta sul reddito delle persone fisiche. Ma essendo redditi simili o assimilati a quelli da lavoro dipendente o da pensione, anche le borse di studio godono di alcune agevolazioni. Parliamo naturalmente delle detrazioni.

Le tasse sui soldi percepiti dallo studente

Come per qualsiasi reddito da lavoro dipendente o da pensione, anche le borse di studio grazie alla detrazione, azzerano l’Irpef dovuta, sempre che non ci siano altri redditi che fanno cumulo con la stessa. Va detto che se per le pensioni percepite tutto l’anno o per un lavoro dipendente in pianta stabile, la detrazione è in godimento per tutti i 365 giorni dell’anno di imposta, per la borsa di studio tale detrazione è commisurata al periodo per il quale la borsa di studio è erogata. In pratica, se la borsa di studio non è erogata per l’intero anno di studio o anno accademico per esempio, la fruizione delle detrazioni non sarà riferita all’intero anno.

I chiarimenti necessari per fare le cose per bene sulla tassazione  Irpef

Il fatto che una borsa di studio senza altri redditi, grazie alle detrazioni non prevede versamento di Irpef dipende dal fatto che in genere la stessa è erogata allo studente, al netto della ritenuta d’acconto. Lo si evince chiaramente anche dalla CU (Certificazione Unica) che l’Ente erogatore o l’Università che la liquidano, rilasciano ad inizio anno per le borse di studio dell’anno precedente. Proprio come un qualsiasi altro reddito da lavoro o da pensione.

L’unico caso in cui andrebbe dovuta l’Irpef in più è quando per via della borsa di studio il reddito di un nucleo familiare sale e cambia scaglione di imposta. Va ricordato che alla luce della recente riforma del Fisco che ha cambiato gli scaglioni di imposta, le aliquote Irpef sono:

  • Fino a 15.000 euro il 23;
  • Oltre 15.000 euro e fino a 28.000 euro il 25%
  • Oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro il 35%
  • Sopra 50.000 euro il 43%.

È evidente che se per colpa della borsa di studio il reddito di una famiglia passa da 27.000 a 30.000, sui 2.000 euro di differenza tra i 28.000 del tetto del secondo scaglione ed i 30.000 del reddito familiare, occorrerà versare il 10% di Irpef a conguaglio.

Le detrazioni a rischio per via delle borse di studio

Va anche detto che ci sono particolari regole che determinano la permanenza a carico di un soggetto. Le detrazioni per familiari a carico restano ancora in vigore anche se nettamente di meno rispetto al passato dopo l’avvento dell’assegno unico. Per un figlio con 21 anni di età compiuti, essendo fuori dal perimetro dell’assegno unico, resta la detrazione, ma solo se non supera i 4.000 euro di reddito. Soglia che scende a 2.840,51 euro per chi ha più di 24 anni di età. Ciò significa che se per via della borsa di studio, essendo a tutti gli effetti un reddito, si superano quelle soglie, le detrazioni si perdono e se fruite, vanno restituite.

Isee, prestazioni agevolate e soggetti a carico

Lo stesso che accade con determinate prestazioni assistenziali. Infatti la borsa di studio va ad intaccare anche la componente reddituale dell’Isee. Al salire della quale, si può essere tagliati fuori da altre prestazioni. Basti pensare al reddito di cittadinanza per esempio. Anzi, il reddito di cittadinanza è un esempio concreto di quello che può accadere per via della borsa di studio. L’importo percepito dallo studente va ad essere detratto direttamente dalla cifra del sussidio che una famiglia percepisce.

Così una famiglia che prende 1.000 euro al mese di reddito di cittadinanza, cioè 12.000 euro all’anno, rischia di perdere 100 euro al mese. Infatti se il figlio ha preso 1.200 euro di borsa di studio, si troverà a percepire un reddito di cittadinanza di 900 euro al mese e non più di 1.000. Per colpa della borsa di studio si può andare oltre le soglie Isee che consentono di ottenere gli sconti sulle bollette per esempio. Oppure, restando nel campo del diritto allo studio, si può arrivare a non godere della tassazione agevolata per determinati limiti di reddito familiare.

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Sindacalista, operatore di Caf e Patronato, esperto in materia previdenziale, assistenziale, lavorativa e assicurativa. Da 25 anni nel campo, appassionato di scrittura e collaboratore con diversi siti e organi di informazione.