La guerra del gas continua e la minaccia Russa di chiudere i rubinetti del metano è diventata realtà. A breve altra reazione dell’Europa.
Guerra del gas, Polonia e Bulgaria all’asciutto
E’ ancora guerra del gas, oltre a quella armata che dura ormai da due mesi tra Russia ed Ucraina. E così la chiusura dei rubinetti del gas minacciata da tempo da Putin, oggi è diventata realtà. Infatti Gazprom ha sospeso le forniture per Polonia e Bulgaria con probabile aumento dei prezzi. Ma la decisione potrebbe allargarsi quindi ad altri paesi europei. I due paesi si sono rifiutati di pagare i contratti in rubli, così come imposto dal governo di Mosca. Tuttavia sembra che di due paesi colpiti dalla chiusura, possano ricevere la materia prima dai “Paesi vicini”.
La Bulgaria ha comunque specificato di avere le risorse necessarie per almeno un altro mese. E a proposito dei pagamenti in rubli del gas russo, pretesi nuovamente dalla Russia sotto la minaccia di bloccare gli approvvigionamenti, il portavoce del governo tedesco ha detto che “gli importatori tedeschi pagano in euro“. Anche l’Austria dichiara di pagare in euro il gas. Mentre in Italia sono stati chiusi contratti con Algeria e Congo, per diminuire la dipendenza del nostro paese dal Cremlino.
La risposta dell’Unione Europea alla guerra del gas
Dura la risposta dell’Unione Europea a questa scelta Russa di continuare la sua guerra non solo militare, ma anche economica. E mentre Putin dichiara di possibili altre “missioni speciali” e di avere armi che nessuno ha mai visto, i paesi dell’Unione Europea si dicono pronti a confezionare un altro pacchetto di sanzioni.
E così Ursula Von der Leyen ha promesso che l’Europa non resterà a guardare e non cederà ai “ricatti di Mosca” e la risposta sarà immediata unita e coordinata. Infatti oggi più che mai i paesi europei sembrano ancora più uniti contro la Russia. Soprattutto nel disporre una riduzione graduale delle importazioni del paese del Cremlino. E quindi a breve si parlerà di totale embargo sull’oro nero proveniente dal Paese russo.
Il 2 maggio è previsto il Consiglio straordinario dei ministri dell’Energia e subito dopo potrebbe essere convocato il Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) per il si definitivo. Ma non c’è una data stabilita, ma l’Unione Europea punta a chiudere entro la settimana prossima, in coordinamento con le nuove sanzioni di Londra e Usa.
Guerra del grano rischio di crisi alimentare globale
Alla guerra del gas si affianca anche quella del grano. Prezzi elevati a causa del taglio dei racconti in Ucraina ed il blocco dell’export dalla Russia. Grano e mais hanno anche difficoltà ad essere trasportati. E a rischio non c’è il fabbisogno alimentare dell’Occidente, ma quello dei paesi più poveri. Paesi che hanno una dipendenza per le materie prime di paesi come Russia ed Ucraina.
E così gli effetti del conflitto in Europa sta avendo effetti a livello mondiale. La Russia è il maggior esportatore di grano a livello globale e con l’Ucraina gestiscono circa un quarto delle esportazioni complessive; per quanto riguarda in particolare il grano tenero, Mosca ne esporta più del 20% del totale. L’Ucraina rientra fra i primi cinque Paesi, dopo Stati Uniti, Canada e Francia e gestisce quasi il 10% delle esportazioni. E questi sono solo dei dati importanti per capire la portata della possibile crisi alimentare globale.