Niente di particolarmente rilevante è stato introdotto per le pensioni dalla legge di Bilancio 2022. Le attese sono state vane per chi credeva di trovare nel pacchetto previdenziale della manovra, qualcosa che agevolasse l’uscita dal mondo del lavoro. Escludendo la nuovissima quota 102, che poi è una rivisitazione di quota 100 con una età pensionabile più alta, poco è cambiato. In effetti le misure che consentono l’uscita dal mondo del lavoro nel 2022 sono più o meno le medesime del 2021.
Confermate Ape sociale e opzione donna, così come le pensioni di vecchiaia ordinarie e le anticipate, oppure quota 41 e diversi scivoli. Fino al 1959 come anno di nascita, non sono poche le misure potenzialmente fruibili da chi intende uscire dal mondo del lavoro nel 2022.
Ecco una sintetica ma approfondita guida a ciò che l’attuale normativa vigente prevede.
Pensioni nati nel 1959 o prima, le varie possibilità
Escludendo lo stop a quota 100 con la sua uscita a 62 anni di età, per il resto tutto è rimasto inalterato nel sistema previdenziale italiano. La nuova quota 102 ha sostituito di nome e di fatto la quota 100. Servono anche nel 2022 gli stessi anni di contributi versati, cioè 38 anni. E come quota 100 anche quota 102 ha il vincolo del divieto di cumulo (fino al compimento dei 67 anni di età), con redditi da lavoro diversi da quelli da lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro annui.
Anche la quota 102 ha le finestre di e mesi nel settore privato e di 6 mesi nel Pubblico impiego che spostano la decorrenza della prestazione. L’unica novità è che l’età pensionabile minima sale da 62 a 64 anni. Due anni più in là quindi, con le uscite 2022 che diventano appannaggio per chi è nato nel 1958. Possono uscire quelli che completano la combinazione 64+38 entro la fine del 2022, dal momento che la misura nasce sperimentale per soli 12 mesi (dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2022).
La pensione per i contributivi con 20 anni di versamenti
A 64 anni e quindi anche per i nati fino al 1958, si può centrare anche una uscita a 64 anni con solo 20 anni di contributi. In questo caso parliamo della pensione anticipata contributiva, che permette le uscite se la pensione liquidata alla data di decorrenza è pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale 2022, quindi circa 1.300 euro al mese (pensione lorda).
Ma occorre pure che il primo contributo versato sia non antecedente il primo gennaio 1996, poiché si tratta di una misura destinata ai cosiddetti contributivi puri.
Per i nati fino al 1959, l’Ape sociale resta un fattore per le pensioni
Il nato nel 1960 rappresenta l’identikit perfetto di chi è stato penalizzato dalla chiusura al 31 dicembre scorso di quota 100. Infatti, se fosse rimasta attiva la misura, questi lavoratori avrebbero potuto sfruttare il canale di uscita agevolato come hanno fatto i nati nel 1959 fino al 31 dicembre scorso.
Proprio i nati nel 1959 che non sono riusciti a rientrare nella quota 100, magari perché si trovavano con meno dei 38 anni di contributi accumulati entro la fine del 2021, nel 2022 potranno sfruttare l’Ape sociale per uscire dal lavoro nonostante la fine di quota 100.
Come funziona l’Ape sociale 2022
È stata infatti confermata l’uscita a partire dai 63 anni con l’Anticipo pensionistico sociale, cioè con l’Ape social. I nati nel 1959 che nel 2022 compiranno, come logica vuole, 63 anni di età, potranno sfruttare l’Ape sociale. Oltre ai già citati 63 anni di età servono almeno 30 anni di contributi. Questo per chi è disoccupato. Stessa cosa per chi è invalido. E ancora, identica possibilità per chi è soggetto con invalido a carico. Il disoccupato non deve più, essere, da tre mesi privo di Naspi, dopo averla percepita per tutte le mensilità spettanti. Infatti la legge di Bilancio ha cancellato questo paletto.
L’invalidità per l’Ape sociale invece, deve essere pari ad almeno il 75%. Per i cosiddetti caregivers, cioè per chi assiste un familiare invalido grave, residente con lui e a suo carico, tale assistenza deve essere iniziata da almeno 6 mesi prima della domanda di Ape sociale.
Servono 36 anni per uscire con l’Ape sociale come lavoro gravoso. Chi svolge una delle tante attività gravose oggi previste (erano 15 fino all’ultima legge di Bilancio che ne ha allargato il campo a moltissime altre attività), può uscire con 63 anni di età e 36 di contributi, purché tale attività lavorativa sia stata svolta per 6 degli ultimi 7 anni di carriera o per 7 degli ultimi 10.
Solo per alcune categorie, come edili o ceramisti, la soglia scende a 32 anni. Va ricordato che la pensione con l’Ape sociale presenta alcune particolarità molto importanti. Infatti si tratta di una prestazione erogata su 12 mensilità, non reversibile, erogata solo fino ai 67 anni di età e neutra dal punto di vista delle maggiorazioni e degli assegni familiari.