Si chiama trattamento integrativo ma viene conosciuto da tutti come bonus Irpef o bonus 100 euro. Si tratta della risultanza del taglio del cuneo fiscale. Un bonus che spetta ai lavoratori come spettava il bonus Renzi da 80 euro al mese. Infatti è proprio il bonus Renzi che è stato sostituito dal nuovo beneficio fiscale.
Parliamo quindi di una specie di credito fiscale che viene riconosciuto ai lavoratori, direttamene in busta se hanno redditi al di sotto di una determinata soglia. Proprio la sua erogazione in busta paga però espone a determinate problematiche. Infatti c’è chi rischia di doverlo restituire dopo averlo percepito.
Ma non è detto che il lavoratore deve per forza di cose accettare di ricevere il bonus direttamente in busta paga. Questa è solo una delle tre opzioni previste.
Bonus Irpef 100 euro
Il bonus Irpef 80 euro, conosciuto semplicemente come bonus Renzi è stato sostituito dal bonus Irpef 100 euro. Con la legge di bilancio 2020 si materializzò questo cambiamento, dopo che dal 2014 i lavoratori dipendenti avevano percepito quello dell’ex Premier Matteo Renzi. Dal primo luglio 2020 il trattamento integrativo da 100 euro al mese ha è diventato parte integrante delle buste paga.
Nel 2022 però sono state introdotte alcune novità dalla riforma del Fisco, con nuove aliquote di imposta e con la riduzione da 5 a 4 scaglioni. E per quanto riguarda il bonus Irpef è sceso da da 28.000 euro a 15.000 euro il limite di reddito che un lavoratore deve avere per ottenere il bonus.
Nello specifico va sottolineato che per l’anno 2022 il beneficio è fruibile sempre se il reddito è fino alla soglia di 15.000 euro. Ma è altrettanto vero che il bonus è spettante se il reddito complessivo non supera i 28.000 euro. Per redditi compresi tra 15.001 e 28.000 euro infatti, il trattamento integrativo è corrisposto a condizione che la somma delle detrazioni spettanti è superiore all’imposta lorda.
E quando parliamo di detrazioni spettanti parliamo di detrazioni per familiari a carico, detrazioni per lavoro dipendente e tutte le altre detrazioni sui redditi, dalle spese sanitarie agli interessi sui mutui, dalle spese di ristrutturazione edilizia a quelle di riqualificazione energetica.
Importo bonus 100 euro
L’importo del bonus è massimo di 1.200 euro, cioè 100 euro al mese per 12 mensilità. Ma corrisponde nello specifico, alla differenza tra la somma delle detrazioni e l’imposta lorda. Quest’ultima si determina non solo sui redditi corrisposti dal proprio datore di lavoro, ma anche da tutti gli altri redditi imponibili fiscalmente.
Come si fa a capire se spetta davvero 100 euro al mese di bonus è un vero arcano. Infatti l’ammontare di tutte le detrazioni possono essere conteggiate solo a fine anno. Così come i redditi effettivamente percepiti in un anno di imposta.
Il caso anomalo, forse non tenuto in considerazione dai legislatori è che un datore di lavoro può erogare questo bonus mese per mese in busta paga, e pure fino alla cifra massima di 100 euro al mese, senza avere la benché minima certezza che il bonus sia prima di tutto effettivamente spettante al lavoratore. E poi quale sia effettivamente l’importo spettante.
Secondo l’Agenzia il bonus “va riconosciuto dai sostituti d’imposta in via automatica, senza attendere la richiesta da parte dei lavoratori, direttamente nelle buste paga a partire dal gennaio 2022 e verificandone in sede di conguaglio la relativa spettanza”.
In pratica, il bonus va erogato automaticamente (salvo diversa scelta del lavoratore), ma è provvisorio. A dicembre con i conguagli fiscali si saprà effettivamente se era spettante e se magari va restituito con trattenute sullo stipendio.
La scelta del lavoratore
Il diretto interessato, cioè il lavoratore dipendente può richiedere al sostituto di non procedere all’erogazione del bonus, spostandolo a conguaglio a fine anno. Così si evita di dover restituire eventualmente un bonus che non era spettante.
Anche in questo caso però, il conguaglio può non essere definitivo. Il datore di lavoro infatti può essere all’oscuro di altri redditi del lavoratore, e magari può non essere a conoscenza di determinate detrazioni Irpef del lavoratore stesso.
Il conguaglio tombale di tutta questa vicenda si ha nel 730 o nelle dichiarazioni reddituali del lavoratore dall’aprile dell’anno successivo. In quel caso si può verificare la situazione di un bonus Irpef da restituire in sede di dichiarazione dei redditi nonostante il datore di lavoro abbia applicato il suo di conguaglio a dicembre.
E per questo che qualcuno potrebbe trovare idoneo comunicare al datore di lavoro di non voler percepire alcun trattamento integrativo, e di voler risolvere il tutto con il Fisco e con le sue dichiarazioni dei redditi.
Una via quest’ultima, consigliabile a chi non ha solo il reddito da lavoro dipendente come fonte di sostentamento. Ma è altrettanto vero che può essere una soluzione auspicabile da chi non ha ben chiaro se le sue detrazioni complessive superano l’imposta lorda.