Il ministro per lo Sviluppo Economico Giorgetti nell’ultimo Consiglio dei Ministri ha proposto importanti misure volte a fronteggiare le emergenze che in questi giorni si stanno palesando. Tra le ipotesi allo studio c’è il blocco dell’export in molti settori.
Perché c’è allo studio l’ipotesi del blocco dell’export?
La crisi determinata dall’attacco della Russia all’Ucraina sta mettendo in serie difficoltà le imprese italiane alle quali di fatto stanno mancando le materie prime per poter operare, questa mancanza si somma alla carenza di microchip che ha tenuto molte imprese ferme per lunghi periodi. Dopo i segnali positivi sul PIL, al punto da avere previsioni al rialzo in seguito al superamento dell’emergenza Covid e ai fondi del PNRR, sono state nuovamente riviste le stime. Anche per il 2022 si prevede un anno difficile con riduzione del PIL. L’inflazione sta correndo oltre ogni aspettativa con la bolletta energetica e i carburanti alle stelle. Pesano sui prezzi anche le carenze, come quella di grano, che in realtà ha caratterizzato già il 2021, ma ora sono anche gli altri cereali a mancare, mancano i mangimi per gli animali e si prevede presto il termine delle scorte di olio di semi di girasole.
Per contrastare la crisi energetica determinata da un possibile blocco del gas proveniente dalla Russia il governo ha anche varato il piano di emergenza. I dettagli nell’articolo Emergenza gas: arriva il piano del governo. Sacrifici per tutti
Blocco dell’export: come evitare la chiusura delle imprese?
Sono ore frenetiche in cui gli incontri diventano fitti e tengono in considerazione anche le varie parti sociali. Il 7 marzo 2022 il ministro Giorgetti ha incontrato i rappresentanti di Confindustria, per loro la vera emergenza è contrastare il caro energia attraverso l’introduzione del prezzo controllato. Hanno inoltre chiesto la riduzione dell’IVA su alcuni prodotti alimentari e sulla logistica in modo da contenere i costi. In alcuni settori si lamenta anche la carenza di personale.
Per evitare il peggio Giorgetti ha proposto di bloccare l’export di molti prodotti in modo da mantenere in Italia un livello di produzione minimo. Tra i prodotti per i quali si propone il blocco dell’export ci sono molti metalli, come ferro, ghisa, rame. L’obiettivo è proteggere le filiere nazionali evitando che abbiano blocchi della produzione o che debbano pagare le materie prime e i semilavorati a prezzi eccessivi. Tra le ipotesi allo studio c’è anche un aumento della tassazione delle esportazioni. Si tratta quindi di provvedimenti protezionistici volti a garantire produttività alle aziende.
Questi costi andrebbero a sommarsi a quelli per gli aumenti dell’energia e rischiano di mandare in crisi le aziende al punto da indurle alla cessazione della produzione con ricaduta anche sull’occupazione. Un lusso che l’Italia non può permettersi dopo gli ultimi due anni.