La misura che si è deciso di varare per far sì che si rilanciasse il mercato edilizio è senza dubbio il Superbonus 110%. Ad occhio, facendo un giro per tutte le grandi città italiane o nei piccoli Paesi di Provincia, sembra che i suoi frutti la misura li abbia prodotti. Cantieri aperti, ponteggi, imprese al lavoro. Ma come in ogni casa c’è sempre il rovescio della medaglia. Per esempio sul sito “lavoripubblici.it” si mette in evidenza una particolarità di questo Superbonus 110%. Il suo meccanismo, soprattutto con la cessione del credito, metterà in difficoltà qualcuno.
Perché molte aziende edili sono a rischio fallimento
Bonus facciate, Superbonus 110%, Ecobonus, Sismabonus, Bonus Casa e così via. Sono davvero tante le agevolazioni previste per chi deve sistemare casa. Misure queste che hanno avuto sempre lo stesso scopo, il rilanciare un settore in grave crisi economica come quello edilizio. Portare i contribuenti a decidere di sistemare casa, alla luce di questa gravissima crisi economica, è l’obbiettivo prefissato dal varo di incentivi ed aiuti. Il problema è che sono tutti aiuti sotto forma di credito di imposta. In teoria il meccanismo è sempre lo stesso come in ogni credito di imposta.
Prima occorre presentare domanda, trovare l’azienda ed avviare i lavori. E naturalmente occorre anticipare i costi dal momento che prima si devono spendere soldi per sostenere lavori e per pagare le aziende. Poi si andrà a recuperare il bonus sotto forma di sconto dalle tasse per un periodo variabile tra 5 e 10 anni in base al bonus. Ma ci sono alcune soluzioni che consentono di evitare l’anticipo dei soldi. Infatti ci sarebbero sconto in fattura e cessione del credito che fanno molto comodo a chi non ha soldi da anticipare e vorrebbe finire casa. Come dicevamo, non va dimenticato che tutte le agevolazioni sono di natura fiscale e possono essere cedute. A banche ed intermediari o alle imprese che effettuano i lavori.
La normativa di riferimento per il superbonus 110%
Con il decreto Sostegni ter, cioè con il decreto legge n° 4 del 2022, sui bonus edilizi il credito d’imposta è diventato cedibile per una sola volta o massimo due se si sceglie la via della cessione a banche o a qualsiasi altro intermediario finanziario purché iscritto all’albo.
Se la scelta ricade sulle imprese, il discorso non può che cadere sulla capienza fiscale. Si possono prendere anche numerosi lavori agevolati con il Superbonus, magari offrendo al cliente la cessione del credito. Che passa dal richiedente il Superbonus, al soggetto che effettua i lavori. Ma se poi questo soggetto non è capiente fiscalmente, il bonus non può essere recuperato.
La capienza fiscale è determinante. Lo Stato anche se pare il contrario, non regala nulla. Nemmeno con il Superbonus, che consente di recuperare il 10% in più di quanto si è speso. Se chi scarica il credito ha tasse da pagare, tutto va a buon fine. Ma se il credito supera l’imposta pagata, tutto cambia. Nessun recupero fiscale e quindi un grosso guaio che potrebbe portare al fallimento delle imprese. Si tratta a tutti gli effetti di una vera e propria esposizione debitoria. Di fatto si accettano lavori con pagamento posticipato quando si effettueranno i conguagli fiscali.