Turismo: perché l’Italia rischia di essere ancora penalizzata col Green pass

Sul Green pass il governo si è diviso nuovamente nelle Commissioni Parlamentari. L’argomento certificato verde è sempre attuale, soprattutto da noi dove oggettivamente, vigono le regole più rigide praticamente da inizio pandemia. La Lega di Matteo Salvini si è vistare spingere un emendamento che chiedeva la fine del Green pass dopo il 31 marzo. La data è eloquente perché di fatto aprile segna il via alla stagione primaverile ed estiva che tanto importante è per il settore turistico che a sua volta è importante per il PIL italiano.

E con la Lega hanno votato a favore le opposizioni, quelle di Fratelli d’Italia e di Alternativa c’è. La maggioranza, PD, Italia Viva, Forza Italia e Movimento 5 Stelle hanno bocciato la proposta. Al momento nessuno stop per il Green pass, al contrario di altri Paesi dove in questi giorni si è deciso di porre fine a tutte le limitazioni.

Cosa succede in Italia con il Green pass

Per esempio, in Inghilterra stanno decidendo se porre lo stop perfino all’isolamento dei positivi da Covid, naturalmente asintomatici. I numeri dei contagi nel Regno Unito, nonostante da tempo ormai le limitazioni sono minime, continuano a scendere. Una politica diversa quella utilizzata oltre Manica rispetto a noi italiani. Da noi, notizia di ieri, si parla di aprire alla quarta dose di vaccino per i “fragili” dal primo marzo.

Gli scettici, non solo i tanto discussi no vax, già pensano che sia il preludio ad una nuova dose presto aperta a tutti. L’inizio di ogni dose è stata fatta così nei mesi scorsi, prima i fragili, poi le categorie lavorative particolari (sanitari, forze dell’ordine e così via) ed infine tutta la popolazione.

In Italia resta ancora in atto il Green pass obbligatorio in ogni luogo, lavorativo e non. In alcuni si può entrare con il certificato base, cioè anche con il tampone. In altri luoghi nemmeno con quello, serve il vaccino. Un obbligo mascherato, che vale però per gli over 50, su cui grava il rischio di ricevere a casa una multa da 100 euro se non si vaccinano e se non sono guariti dal Covid in passato.

Limitazioni ferree che minano tutte quelle attività legate anche al turismo oltre che alla ristorazione e alla ricettività. I questi mesi il calo di fatturato per tutte le attività è stato evidente, e adesso si è collegato ad un incremento delle spese tra bollette energetiche con aumenti esponenziale e aumenti dei costi delle materie prime, del carburante e così via.

Ma l’Italia non sembra indirizzata verso un allentamento delle misure, e questo rischia di essere un problema per le attività turistiche e similari.

 

Meglio aperture con limitazioni che le chiusure dei lockdown

Chi ha imposto queste regole e tutti gli opinionisti, giornalisti e così via che ogni sera litigano nei salotti dei talk show televisivi, che sono a favore del Green pass, mettono gli esercenti dinnanzi al fatto compiuto. Lo scorso anno eravate chiusi, vedete che il Green pass vi ha agevolato? Così rispondono al calo di fatturato che gli esercenti lamentano.

Con tutti i senza Green pass che non possono frequentare le attività, con la paura di tutti, anche dei vaccinati, che verte più verso le lungaggini burocratiche che verso il timore dei contagi, le attività non navigano nell’oro. E in Italia il turismo e la ristorazione sono elementi economici fondamentali per la salute dello Stato e per il nostro prodotto interno lordo. Quale turista oggi sceglierebbe l’Italia di fronte alla concorrenza di Paesi esteri dove già oggi c’è un liberi tutti o quasi?

Un dato di fatto oggettivo questo, soprattutto proseguendo in questa direzione delle limitazioni.

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Sindacalista, operatore di Caf e Patronato, esperto in materia previdenziale, assistenziale, lavorativa e assicurativa. Da 25 anni nel campo, appassionato di scrittura e collaboratore con diversi siti e organi di informazione.