Tra i rischi che si incorrono nel pignoramento quando si è in debito vi è anche quello di vedersi pignorato il proprio conto corrente. Cosa c’è da sapere in merito alla questione e quando dura il pignoramento del conto corrente? Scopriamolo in questa rapida ed essenziale guida.
Pignoramento del conto corrente
Andiamo, in prima istanza, a vedere di cosa si tratta quando si parla di pignoramento del conto corrente.
Il pignoramento del conto corrente è una procedura che ha lo scopo di poter recuperare i debiti ai creditori attraverso un prelievo diretto delle somme. Si ricorre a questa misura quando l’utente non è in possesso di beni (siano essi mobili o beni immobili) per poter fare da garanzia del debito. Le norme che stabiliscono in dettaglio le operazioni di questo genere sono contenute nel Codice di procedura civile dall’art. 491 in poi.
Vi sono due scenari praticabili rispetto all’applicazione di questa procedura: la prima possibilità è quella in cui sul conto del debitore sia presente una cifra che copra l’importo del debito; l’altra è che in banca o alle Poste ci sia una somma inferiore a quanto dovuto al creditore.
Per far sì che il pignoramento abbia il via è necessario che un giudice emetta un provvedimento, la procedura parte quando un ente, un istituto di credito o un cittadino si rivolgono all’autorità per ottenere la restituzione delle somme. Quando il giudice emette l’atto, la banca o le Poste devono procedere al blocco del conto, per tali enti si tratta di un obbligo di legge a cui non possono sottrarsi.
Quanto dura il pignoramento del conto corrente
Veniamo, dunque alla questione centrale della nostra guida, ovvero la durata del pignoramento del conto corrente.
La richiesta del pignoramento va detto che può essere indirizzata alla banca o alle Poste anche prima che ne sia informato il cittadino. L’Agenzia potrà, quindi, procedere alla riscossione se dopo 60 giorni dalla notifica della cartella l’utente non avrà ancora pagato quanto dovuto.
Se entro tali termini il cittadino non ha adempito al pagamento il Fisco potrà chiedere all’istituto presso cui è aperto il conto di versare l’importo del debito nelle casse dello Stato. Sui tempi di durata del provvedimento di pignoramento una volta attuato il blocco i tempi dipendono dal piano di rientro del debito. Non vi è, dunque, una tempistica inequivocabile e diretta per tutti i casi.
C’è da aggiungere che qualora nell’arco dei due mesi in cui si ha ancora accesso alle cifre sul proprio conto si dovessero emettere assegni si potrà essere protestati se saranno incassati dopo che il provvedimento del pignoramento. In questo caso si hanno 60 giorni prima che si venga iscritti nel registro dei cattivi creditori.
Differenze tra pignoramento del conto e degli stipendi
Cosa cambia tra il pignoramento del proprio stipendio, quindi da ciò che si percepisce su base mensile e tra il proprio conto corrente, quindi sul saldo stanziato sul conto? Vediamo in questo ultimo passaggio della nostra guida.
C’è una piccola ma sostanziale differenza di applicazione delle norme se il debitore è un dipendente o un pensionato, ad esempio. Per questi utenti la legge prevede che il creditore possa pignorare solo una parte dei fondi presenti sul conto. La normativa impone un blocco sulle cifre dei pignoramenti che corrisponde a 3 volte la cifra prevista dall’assegno sociale.
C’è, infine, anche un’altra condizione a tutela di questi cittadini in caso di pignoramenti, ovvero un tetto massimo nella somma che può essere prelevata. Il debito sarà restituito con prelievi che non potranno superare un quinto dello stipendio o della pensione.
Questo, dunque è quanto di più utile e necessario vi sia da sapere in merito al pignoramento del proprio conto corrente, quando si è in debito e si hanno i creditori che bussano alla porta.