Pensioni quota 100: completare i contributi nel 2022 da diritto alla pensione, ecco quando

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Se c’è una categoria di lavoratori che può essere considerata sfortunata in materia pensioni è senza dubbio quella dei nati nel 1959 che non sono riusciti ad entrare in quota 100.

Una specie di nuovi esodati come vedremo, perché sono quelli che oggi pagheranno dazio al fatto che si è deciso di interrompere la sperimentazione triennale di quota 100 e di introdurre la quota 102. Oggi però spiegheremo che è possibile ancora recuperare la quota 100 per chi non è riuscito a rientrare per via della carenza dei contributi maturati alla data di scadenza della quota 100.

Naturalmente si tratta di una possibilità non aperta a tutti perché altrimenti la quota 100 non sarebbe cessata come invece lo è. Ma qualcuno forse non è a conoscenza del fatto che anche se a ritroso, è possibile recuperare contributi validi per avere accesso alla quota 100 così come alle altre misure che magari oggi sono terminate.

Cosa succede alle pensioni per i nati nel 1959

Parliamo del nato nel 1959 perché è l’ultimo beneficiario della quota 102. L’ultimo che è riuscito a centrare i 62 anni durante la durata della quota 100. La quota 100 è terminata ufficialmente il 31 dicembre 2021. Come è noto, per completare il doppio requisito entro la fine dello scorso anno occorrevano almeno 62 anni di età ed almeno 38 anni di contributi.

E sono proprio i nati nel 1959 che non sono riusciti a completare il secondo requisito, quello dei 38 anni di contributi ad essere penalizzati sia dalla fine di quota 100 che dalla nascita di quota 102.

Il governo con la legge di Bilancio e con il pacchetto pensioni della stessa, ha deciso di sostituire la quota 100 con la quota 102. L’età anagrafica minima prevista è passata dai 62 ai 64 anni. La dote dei contributi necessari invece è rimasta quella dei 38 anni. Ma la quota 102 vale solo per un anno, in una specie di fase transitoria che il governo ha deciso di varare in attesa di riformare profondamente il sistema. Ciò significa che per i nati nel 1959, si è doppiamente penalizzati.

Come sono penalizzati i lavoratori nati nel 1959

A chi mancava solo un anno ai 38 necessari per quota 100, anche completandoli nel 2022, si è tagliati fuori dalla quota 102 perché nel 2022 questi lavoratori completeranno 63 anni di età e non i 64 anni come misura prevede.

E nel 2023 la quota 102 non ci sarà più, cioè questi lavoratori non potranno centrare la quota 102 al compimento del 64imo anno di età nel 2023 perché sparirà la quota 102.

In altri termini, ai nati nel 1959 con piccole carenze contributive, prima è stata tolta da sotto il naso la quota 100, e poi verrà tolta, altrettanto improvvisamente la quota 102. Al momento non resta che aspettare i 67 anni della riforma Fornero, cioè 5 anni di attesa rispetto a chi ha avuto la fortuna di rientrare nella quota 100.

La cristallizzazione del diritto alla quota 100

Chiunque è riuscito a centrare entrambi i requisiti per la quota 100 entro il 31 dicembre 2021 e chiunque riuscirà a fare altrettanto con la quota 102 entro il 31 dicembre 2022, potranno acquisire definitivamente il diritto alla pensione con entrambe le misure. Anche se non lasciano subito il lavoro alla maturazione del diritto alla pensione.

Potranno sfruttare la misura anche l’anno o gli anni successivi. Il meccanismo si chiama cristallizzazione del diritto. Una salvaguardia che serve affinché chi ha maturato un diritto ad una prestazione pensionistica non sia penalizzato dalla chiusura della misura per il solo fatto che ha deciso di restare al lavoro senza cogliere immediatamente l’occasione di andare in pensione.

Ma come detto per i nostri nati nel 1959, non avendo centrato entrambi i requisiti entro la fine dello scorso anno, la quota 100 non è diritto maturato per loro. DI penalità in penalità quindi, e tutto per via dei 38 anni di contributi mancanti.

Come riempire la carriera anche oggi ma con effetto retroattivo

pensione

Il sistema previdenziale italiano prevede numerosi strumenti utili a rendere validi ai fini pensionistici periodi pregressi e futuri per accedere a numerose misure. Ci sono i contribuiti volontari, che operano nel futuro però e non retroattivamente. In pratica si possono versare, a determinate condizioni, periodi di contribuzione per arrivare ad una determinata soglia in modo tale da centrare una pensione.

Non è il caso dei nostri nati nel 1959, perché ormai è passata la data ultima entro cui completare i 38 anni utili a quota 100. Ma ci sono anche i riscatti, la Pace contributiva, i corsi di studio universitari.

In pratica la normativa consente, sempre in base ad alcune specifiche situazioni, di riempire una carriera lavorativa, di periodi utili a completare la carriera, anche se trattasi di periodi passati.

Il riscatto dei contributi

La prima misura tra queste di cui parliamo oggi è senza dubbio il riscatto. Una misura già approfondita da noi con una guida dettagliata. Ed è una misura che può tornare utile a chi adesso è duramente penalizzato dalla cancellazione si quota 100.

Si tratta di uno strumento che permette al lavoratore, dietro pagamento di un onere, di recuperare periodi ai fini della pensione e di altre prestazioni previdenziali. Grazie al riscatto non sono pochi i lavoratori che possono anticipare la pensione.

Basti pensare a chi vorrebbe raggiungere i 42 anni e 10 mesi di contributi utili alla pensioni anticipate. La misura è distaccata da qualsiasi limite di età e pertanto, se mancano due anni al raggiungimento di quella soglia e ci sono due anni di studio universitario che è possibile riscattare, ecco che la misura torna utile per anticipare la quiescenza di 2 anni.

Pensioni quota 100, buoni anche i contributi da riscatto

La pensione anticipata con quota 100 rispetto alle anticipate ordinarie, prevede un limite di età. Essa può essere ottenuta con un minimo di 62 anni di età e 38 anni di contributi versati di cui almeno 35 devono risultare effettivi, cioè  al netto di eventuali periodi di disoccupazione e malattia.

Per il tramite del riscatto, la pensione quota 100 si può centrare, ma solo se non sono stati ancora completati i 38 anni di contributi.

Quindi, per chi si trovava al 31 dicembre scorso privo dei 38 anni di contributi, se nella carriera ha periodi riscattabili la soluzione può essere ancora centrata, evitando di dover attendere i 67 anni di età per la pensione di vecchiaia ordinaria.

Come opera il riscatto dei contributi per le pensioni

Va ricordato che si possono riscattare solo i periodi non coperti da altra contribuzione. Questa via è fattibile dal momento che conta la collocazione di questi periodi. Il riscatto infatti opera in maniera particolare, andando a collocare temporalmente i contributi versati negli anni o nei periodi in cui questi dovevano essere versati. A dispetto dei contributi volontari che sono successivi, cioè che valgono per i periodi successivi a quelli in cui sono stati pagati, nel riscatto la data di pagamento non fa testo.

In altri termini, riscattare 12 mesi da gennaio a dicembre del 1997, riempie il 1997. A chi mancava magari solo un anno per completare i 38 anni utili alla quota 100, facendo questa operazione e pagando qualcosa, i benefici di quota 100 possono ancora essere sfruttati. E lo stesso vale per chi vorrebbe uscire subito con la pensioni anticipate, per la quale magari manca solo un anno al completamento dei 42 anni e 10 mesi necessari.

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Sindacalista, operatore di Caf e Patronato, esperto in materia previdenziale, assistenziale, lavorativa e assicurativa. Da 25 anni nel campo, appassionato di scrittura e collaboratore con diversi siti e organi di informazione.