Pensioni agevolate per chi svolge lavori particolarmente pesanti. L’orientamento dei legislatori è questo. Che sia un duro lavoro probabilmente solo chi lo svolge lo sa. Parliamo di professioni quali gli infermieri, gli operatori socio sanitari e le badanti. Molti di questi lavoratori svolgono turni di notte, oltre che appesantire il tutto con mansioni che definire leggere è esercizio di puro eufemismo.
Per questo si continua a spingere per facilitare l’accesso alla pensione pure a loro.
Perché le professioni infermieristiche o equiparate andrebbero tutelate sulle pensioni
Iniziamo con il presentare le motivazioni secondo le quali, il lavoro di infermieri, ostetriche, assistenti invalidi e anziani, operatori socio sanitari e simili, vanno considerate usuranti.
In servizio spesso di notte, e molte volte senza collegamento a disposizioni provenienti dai CCNL di categoria. Può una badante lasciare l’anziano che assiste solo perché ha finito l’orario di servizio? Sicuramente no. E lo stesso vale per infermieri e attività correlate.
Già questo dovrebbe essere un fattore determinante in materia di gravosità o logorio di queste attività lavorative.
E poi ci sono le oggettive mansioni da svolgere. Spostare un invalido, oppure un anziano, allettato e incapace di svolgere le consuete mansioni, non è facile se a farlo è da sola la badante. Spesso già in avanti con gli anni, magari con un fisico più esile del soggetto bisognoso di cure, che già di per se, non essendo collaborativo diventa più pesante de suo oggettivo peso.
Eppure, la badante recentemente è stata estromessa, forse colpevolmente, dalla attività gravose che per esempio consentono una uscita agevolata a partire dai 63 anni con i cosiddetti lavori gravosi dell’Ape sociale. Cosa invece ammessa per infermieri delle sale operatorie ed ostetriche delle sale parto per esempio. Infatti si tratta di alcune categorie che rientrano di diritto tra le 15 che fin dall’inizio rientravano nei cosiddetti lavori gravosi dell’Ape sociale. Questo a prescindere dall’estensione ad altre categorie appena decisa dal governo nel pacchetto pensioni della legge di Bilancio.
Lavoro gravoso diverso dal lavoro usurante
Nel panorama normativo previdenziale esistono due definizioni che collegate a determinate attività lavorative svolte, da diritto ad un migliore e più favorevole trattamento previdenziale. SI tratta dei lavori gravosi e dei lavori usuranti. I primi, che permettono l’uscita con la quota 41 senza limiti di età o con l’Ape sociale a 63 anni con 35 anni di contributi versati. I secondi con il loro scivolo con 61 anni e 7 mesi di età, 35 anni di contributi versati e con contestuale completamento della quota 97,6. Gli infermieri rientrano nell’Ape sociale e nella Quota 41, così come le ostetriche. Ma solo a condizione che svolgano lavoro organizzato su turni e che siano in servizio presso le sale operatorie e le sale parto.
I lavori gravosi invece sono riferiti ad attività davvero particolari se si considera che parliamo per esempio di palombari, vetro refrattaristi e così via. Forse solo gli autisti di mezzi di trasporto pubblico e gli operai addetti alle linee a catena sono quelli più comuni che rientrano comunque nello scivolo per i lavori usuranti.
Ma le stesse condizioni di pensionamento anticipato, quindi pensione a partire dai 61,7 anni di età, con 35 anni di contributi versati e con quota 97,6 si applica ai cosiddetti lavoratori notturni. Parliamo di chi svolge la gran parte della sua attività lavorativa tra le 24:00 e le 05:00 del mattino seguente.
Cosa chiedono i sindacati per queste professioni
CI sono almeno due considerazioni che si possono fare sulle attività lavorative di infermieri, Oss e badanti che possono avvalorare richieste di trattamento agevolato in materia previdenziale. La prima considerazione inevitabilmente è l’attività pesante svolta. Se il principio cardine che usa il legislatore per considerare una professione come meritevole di un trattamento più leggero in materia pensionistica è la pesantezza dell’attività, allora inevitabile non considerale pesanti queste attività.
E poi la questione del lavoro notturno, che si sposa perfettamente per questo genere di attività. Per questo i rappresentanti di categoria, nello specifico quelli di infermieri e operatori socio sanitari richiedono l’inserimento di questi addetti tra i lavori usuranti.
Una richiesta avvalorata da documentazione attestante il surplus di usura che queste attività hanno evidenziato in questi mesi di emergenza sanitaria.
Presentati i dati dello stress e della carenza di personale presenti sin da prima della pandemia. Durante i lavori parlamentari della Commissione permanente su lavoro pubblico e privato e sulla previdenza sociale, i sindacati hanno chiesto questa estensione in audizione in Senato.