Ed alla fine la riforma fiscale ha prodotto il taglio di uno scaglione Irpef. Si tratta di un cambiamento che molti sottovalutano ma che risulterà determinante per moltissimi contribuenti che si troveranno a pagare meno tasse.
L’eliminazione dell’aliquota del 41%, produrrà vantaggi per qualcuno, ma svantaggi per altri che passeranno all’aliquota del 43%. Ma occorre sottolineare che oltre al passaggio da 5 a 4 scaglioni, la riforma ha introdotto anche un cambiamento delle detrazioni, che porta il vantaggio ad essere esteso alla maggior parte dei contribuenti.
Ecco quindi la necessità di capire come la riforma dell’Irpef e delle detrazioni impatterà sui redditi dei contribuenti. Vediamo di spiegare il tutto con tanto di esempi pratici con questa nostra approfondita analisi.
Riforma del Fisco: con le nuove aliquote c’è un risparmio sulle tasse?
L’intenzione del governo che ha introdotto la riforma Irpef è quella di arrivare ad un decremento dell’imposizione fiscale. Questo è assodato. Come anticipato in premessa, la riforma dell’Irpef porta da 5 a 4 le aliquote Irpef, escludendo uno scaglione ed allargandone un altro, cioè l’ultimo. Per capire cosa cambia, non si può non partire dai vecchi scaglioni. Fino alla riforma infatti l’Irpef era basata su 5 aliquote per fascia di reddito, cioè:
- Fino a 15.000 euro il 23%;
- Da 15.000 a 28.000 euro il 27%;
- Da 28.000 a 55.000 euro il 38%;
- Da 55.000 a 75.000 euro il 41%;
- Oltre 75.000 euro il 43%.
Oggi invece, alla luce della riforma, abbiamo:
- Fino a 15.000 euro il 23%;
- Da 15.000 a 28.000 euro il 25%;
- Da 28.000 a 55.000 euro il 35%;
- Oltre 55.000 il 43%.
A primo acchito si nota che i contribuenti con redditi da 15.000 a 28.000 passano dal 27% di aliquota al 25%, così come i redditi da 28.000 a 35.000 passano dal 38% al 35%. Sono i redditi da 55.000 a 75.000 che una volta rientravano nel penultimo scaglione, che passano dal 41% al 43%.
Cosa accade con le nuove aliquote Irpef
La metà dei contribuenti italiani resta nella fascia da 15.000 a 55.000 euro e sono quelli a cui l’aliquota applicata è stata tagliata. Per i redditi più bassi, cioè fino a 15.000 euro nulla cambia, come nulla cambia per quelli oltre i 75.000 euro. Saranno i redditi tra i 55.000 e i 75.000 euro che si trovano una aliquota peggiorativa.
Ma in salvaguardia di questi soggetti a cui effettivamente la riforma mette in campo una aliquota peggiorativa, ecco che il governo ha rimodulato il sistema delle detrazioni fiscali. Un intervento che dovrebbe garantire a tutti il risparmio delle tasse.
Anzi, a dire il vero, più che il cambio di aliquote, è la rimodulazione delle detrazioni fiscali quella che ha più impatto in termini di minor gettito fiscale che i contribuenti saranno tenuti a versare.
Il taglio vero sull’Irpef dipende dalle nuove detrazioni più che dai nuovi scaglioni
Nello specifico, possiamo confermare per buone le stime che il Ministero dell’Economia e Finanze ha prodotto a margine del via libera alla riforma dell’Irpef. Infatti secondo i tecnici economici dello Stato, per i redditi fra 35.000 e 40.000 euro si andrò à a risparmiare in tutto circa il 5,2% di imposizione fiscale se il contribuente è un lavoratore dipendente. Per i lavoratori autonomi invece, sarà del 3,1% il risparmio, così come sarà del 3,5% per i pensionati.
Per le stesse tre categorie, cioè dipendenti, autonomi e pensionati, ma nella fascia tra 40.000 e 45.000 euro di redditi annui, il risparmio sarà rispettivamente del 7,5%, del 3,9% e del 4,2%. Per chi invece ha redditi tra i 45.000 ed i 50.000 euro abbiamo il 4,6% di risparmio per i pensionati, il 4,3% per i lavoratori autonomi e il 5,5% per i lavoratori subordinati.
Tornando alla revisione delle detrazioni fiscali, anche i redditi più alti, nonostante l’aliquota applicata sarà peggiorativa, si arriva ad un risparmio del 3,1% per redditi compresi tra 60.000 e 65.000 euro e del 2,2% per chi ha redditi annui sopra i 65.000 e fino ai 75.000 euro.
Infatti,al fine di evitare discriminazioni, e soprattutto per evitare perdite si parla di ulteriore detrazione, nello specifico:
- Lavoratore dipendente da 25.000 a 35.000 euro,surplus di 60 euro di detrazione;
- Pensionato con reddito da 25.000 a 29.000 euro, surplus di 50 euro di detrazione;
- Lavoratore autonomo con reddito da 11.000 a 17.000 euro, surplus di 50 euro di detrazione.
Esempi pratici di risparmio fiscale con la nuova Irpef
Fino ad ora abbiamo parlato di percentuali di risparmio ed aliquote applicate. Per capire bene il tutto, niente di meglio che alcuni esempi, che traducono le percentuali in “soldoni”. Il semplice passaggio da 5 a 4 aliquote per un contribuente che ha 40.000 euro di reddito annuo, produce un cospicuo vantaggio.
Infatti con le vecchie aliquote, naturalmente a scaglioni progressivi, questo contribuente avrebbe dovuto pagare una Irpef di 3.450 euro fino a 15.000 euro, 3.510 per i 13.000 euro successivi (da 15.000 a 28.000) e 4.560 euro sui successivi 12.000 euro (da 28.000 fino ai 40.000 euro di reddito del contribuente nell’esempio). In totale 11.520 euro di Irpef.
Adesso invece pagherà solo di aliquote Irpef 10.900 euro, frutto di 3.450 per i primi 15.000 euro, 3.250 per i 13.000 del secondo scaglione e 4.200 per i 12.000 del terzo scaglione. Un risparmio di 620 euro.
Altri esempi pratici del risparmio fiscale dei vari scaglioni
Quello di prima era un tipico esempio di lavoratore che rientra nella fascia di reddito che godrà del vantaggio maggiore. Si tratta della fascia fino a 50.000 euro quella che effettivamente fruirà dei maggiori risparmi, arrivando a più o meno 1.000 euro di minor Irpef dovuta per chi si avvicina proprio al limite dei 50.000 euro di reddito annuale.
Per le fasce più basse risparmi inferiori, come per esempio un lavoratore che ha redditi pari a 20.000 euro che risparmierà 100 euro rispetto a prima (dal 27 al 25% per i 5.000 euro che ricadono nel secondo scaglione). Per via dell’incremento delle aliquote per le fasce oltre i 55.000 euro, il risparmio è più contenuto, ma non azzerato dal momento che un contribuente con 70.000 euro di reddito avrà 370 euro di minor Irpef dovuta.