Con un decreto del Ministero dell’Economia sono stati resi noti i criteri che potranno essere utilizzati per i controlli su conto corrente dei contribuenti al fine di evitare l’evasione fiscale.
Lotta all’evasione fiscale: tutti i controlli dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza
L’evasione fiscale è da sempre un cruccio dell’Italia e dopo aver introdotto limiti all’uso del contante, limiti alla possibilità di pagare i dipendenti con contanti, premi per l’uso di sistemi di pagamento elettronici e altri piccoli “diversivi”, introduce anche i controlli su conto corrente dei contribuenti.
Per conoscere in quali casi i dipendenti possono essere pagati in contanti, leggi l’articolo: Quando il datore di lavoro può pagare in contanti i lavoratori?
Controlli su conto corrente e dichiarazione ISEE
I nuovi controlli sui conti corrente saranno basati su algoritmi in grado di incrociare i dati delle varie banche dati. I primi controlli riguardano le dichiarazioni ISEE e in particolare i valori inerenti il saldo e la giacenza media di conti corrente, libretti di risparmio e conti deposito. L’Agenzia delle Entrate andrà a caccia di difformità tra quanto dichiarato e i dati reali.
Altri due importanti strumenti sono il Risparmiometro e la Superanagrafe.
Cos’è il Risparmiometro?
Il Risparmiometro è un algoritmo che confronta i risparmi depositati con i redditi dichiarati avendo però come riferimento non solo l’anno fiscale corrente, ma anche gli anni antecedenti. Nel caso in cui lo scostamento tra entrate e uscite risulti di oltre il 20% sarà avviata un’analisi. Il controllo scatta anche nel caso in cui ci siano scostamenti tra il reddito dichiarato e i risparmi in conto corrente, se questi sono superiori alle possibilità derivanti dal reddito dichiarato, vi sono evidentemente delle anomalie da controllare.
Questo sistema è utile anche a rilevare il lavoro in nero. I controlli sono effettuati anche in caso di acquisti non coerenti con le entrate dichiarate.
Viene, inoltre, tenuto sotto controllo il comportamento di persone che accumulano soldi in conto corrente, ma non effettuano prelievi (evidentemente possono contare su altre entrate per le spese correnti).
I controlli su conto corrente tengono particolarmente in considerazione i movimenti di denaro di valore superiore a 5.000 euro. In caso di prelievo in contanti di somme superiori a tale soglia è necessario che la banca richieda al cliente una dichiarazione scritta inerenti gli usi che devono essere fatti dalla somma prelevata.
Cos’è la Superanagrafe?
La Superanagrafe è invece un database in cui sono presenti i dati dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza. Nella stessa sono presenti i dati inerenti:
- il saldo del conto corrente a inizio e fine anno;
- la giacenza media;
- i movimenti in entrata e in uscita.
In questo modo è possibile tenere sotto controllo gli scostamenti in entrata e in uscita sul conto corrente.
Controlli su conto corrente…ma non solo! Ecco a cosa prestare attenzione
Occorre sottolineare che i controlli sono svolti principalmente su conto corrente, ma non solo, infatti sono tenuti sotto osservazione anche altri strumenti di risparmio, come buoni fruttiferi postali, conti deposito, prodotti assicurativi, carte di credito, partecipazioni in società di gestione del risparmio.
L’Agenzia delle Entrate può effettuare controlli su qualunque persona fisica, ma ovviamente gli stessi saranno particolarmente concentrati su soggetti che più di altri possono evadere il fisco e quindi liberi professionisti, titolari di partita IVA e titolari di aziende in generale.
Nel caso in cui l’Agenzia delle Entrate effettui dei controlli, il contribuente sarà tenuto a fornire spiegazioni su importi, giacenze, movimenti di denaro. Non basteranno però semplici giustificazioni a parole, sarà necessario fornire idonea documentazione che possa eliminare dubbi circa la provenienza e l’uso del denaro.
Ricordiamo che i limiti all’uso del contante sono comunque mobili, in particolare per il 2022 ritornano a 2.000 euro. Leggi l’articolo: Salta il limite all’uso del contante. Il Governo si spacca e torna a 2.000 euro