Il bonus Irpef 2022 o trattamento integrativo è una misura che anche nel corrente anno riguarderà moltissimi lavoratori. Il trattamento integrativo che ha sostituito da luglio 2020 il bonus Renzi, anche quest’anno è appannaggio di lavoratori che rispettano determinate caratteristiche.
Parliamo del bonus introdotto con il cosiddetto taglio del cuneo fiscale che consta in un benefit massimo di 100 euro al mese. La manovra di Bilancio 2022, per via della riforma del Fisco e dei nuovi scaglioni Irpef ha rimodulato questo trattamento integrativo. Alla proroga della misura infatti si è affiancata una rivisitazione della stessa che ne ha drasticamente ridotto la portata.
Resta comunque un bonus fruibile da molti, anche se in misura intera la platea dei beneficiari si riduce. Restano infine le opzioni per poterlo percepire, perché deve essere il lavoratore a scegliere come ottenerlo se spettante.
Bonus Irpef 2022, si cambia, tutte le novità introdotte in manovra per l’anno in corso
Ciò di cui parliamo riguarda il 2022 come anno di imposta. Infatti il 2021 è passato e sarà oggetto, in quanto anno di imposta, delle dichiarazioni dei redditi che presto i contribuenti presenteranno. In pratica, sul 2021 non si può intervenire. Resta una annualità importante quella precedente, perché è il primo anno di completa applicazione del trattamento integrativo. Il 2020 infatti fu diviso in due, con il bonus Renzi in funzione da gennaio a giugno e con il trattamento integrativo da luglio a dicembre.
Tornando all’anno in corso, l’articolo n° 1 comma 3 della legge di Bilancio 2022 ha portato la soglia reddituale utile alla fruizione per intero (100 euro al mese e 1.200 euro per anno) del beneficio a 15.000 euro. Nel 2021 tale soglia era fissata a 28.000 euro. Per chi ha redditi superiori, e fino a 40.000 euro, il bonus Irpef è ridotto in forma via via decrescente fino ad azzerarsi per redditi che superano la cifra massima prima citata. La differenza è sostanziale visto che fino al 2021 questa riduzione partiva da contribuenti con redditi a partire da 28.001 euro.
Tutto nasce, sempre dalla legge di Bilancio 2022 che ha fatto entrare in vigore la riforma fiscale con il suo passaggio da 5 a 4 scaglioni Irpef. Per questo il bonus Irpef da 100 euro al mese per il 2022 è appannaggio di una platea più piccola di beneficiari.
Bonus 100 euro 2022
Il bonus viene recuperato mensilmente con le buste paga da parte dei lavoratori. Infatti è il datore di lavoro ad anticiparlo insieme al normale stipendio del mese. Da quest’anno viene meno però la salvaguardia per gli incapienti. Si torna quindi a quanto già previsto per il credito Irpef del bonus Renzi. In pratica, beneficio riconosciuto nel caso in cui l’imposta lorda dovuta sui redditi di lavoro dipendente o assimilato è di importo superiore alla detrazione prevista per redditi di questo genere.
Il pratica, il bonus Irpef da 100 euro al mese non spetta a chi ha redditi inferiori a 8.145,00 euro. Si tratta della no tax area per definizione, dal momento che fino a quella soglia l’imposta lorda viene azzerata dalla detrazione per lavoro dipendente o assimilato.
Per recuperare il bonus, non occorre una domanda specifica. Ma forse sarebbe meglio dire, che senza una domanda, il datore di lavoro deve erogare in automatico tale bonus in busta paga e mese dopo mese. Il lavoratore però può optare per riceverlo tutto a conguaglio a fine anno.
A dicembre di ogni anno infatti, il datore di lavoro effettua i conguagli fiscali dal momento che solo a fine anno (o in caso di interruzione del rapporto di lavoro), si ha consapevolezza definita del reddito del lavoratore.
Perché scegliere di non fruire del bonus mensilmente
A dicembre in sede di conguaglio, non è raro trovarsi in casi in cui il lavoratore deve restituire alcuni bonus e benefit percepiti durante l’anno. Questo vale naturalmente anche per il trattamento integrativo che può essere erogato dal datore di lavoro considerando sotto i 15.000 euro di reddito annuo il suo dipendente.
Ma è una considerazione preventiva questa, dal momento che poi a dicembre come già detto, si avrà la consapevolezza del reddito complessivo del lavoratore. Chi si trova in situazioni particolari, per evitare di dover restituire soldi magari spesi in precedenza, potrebbe optare per la richiesta di spostare il bonus solo in sede di conguaglio. In altri termini a fine anno il datore di lavoro erogherebbe il reale bonus spettante alla luce del reddito ufficiale del lavoratore.
Va ricordato che la normativa sui conguagli prevede una salvaguardia. Infatti nel caso in cui la somma da restituire sia superiore a 60 euro, il recupero può essere effettuato in 8 rate. Altra novità questa dal momento che con il bonus Renzi in sede di conguaglio le cifre in più corrisposte erano trattenute tutte insieme in busta paga.
I problemi da evitare con il trattamento integrativo
Comunicare al datore di lavoro di voler far slittare il bonus a fine anno è una opzione valida per evitare i problemi prima citati. Difficoltà del datore di lavoro che si ripercuotono inevitabilmente sui lavoratori dipendenti. Il datore di lavoro in assenza di comunicazioni da parte del lavoratore, non potrà che erogare il bonus mese per mese, ma partendo da una simulazione del reddito complessivo del lavoratore.
Simulazione che può non tenere in considerazione altri redditi in capo allo stesso dipendente come possono essere i redditi erogati da altri datori di lavoro per chi ha più di un rapporto. Infatti ogni datore di lavoro senza comunicazioni diverse da parte del lavoratore, erogherà il bonus come se il lavoratore di reddito avesse ciò che lo stesso datore di lavoro eroga.
Anche con il 730 si può recuperare il bonus Irpef spettante
Il problema delle somme in più corrisposte sopraggiungerebbe nel momento in cui un lavoratore supera la soglia dei 15.000 euro cumulando diversi redditi da lavoro con diversi sostituti di imposta e quindi datori di lavoro. La soluzione sarebbe il comunicare al datore di lavoro quanto si è percepito da altri datori di lavoro.
Soluzione che però non azzererebbe del tutto il rischio di conguagli con segno meno perché come dicevamo, fino a dicembre la certezza del reddito non può essere acclarata.
Questa è la fattispecie tipica di un lavoratore che farebbe meglio a scegliere di ricevere il benefit a conguaglio a fine anno. Il lavoratore che prevede di ricevere redditi complessivi superiori a 15 mila euro potrebbe dover scegliere. E potrebbe dover chiedere al datore di lavoro la non liquidare in busta paga del trattamento integrativo. Si può infatti arrivare anche alla rinuncia del trattamento integrativo in busta paga, che non compromette comunque la possibilità di godere lo stesso del bonus. Il lavoratore infatti lo potrà eventualmente ricevere anche in sede di dichiarazione dei redditi quando sarà noto il reddito complessivo dell’anno. Questa soluzione è ancora migliore di quella a conguaglio nel caso di datori di lavoro particolari, di cui non ci si fida al 100%. Stesso discorso per i contribuenti che hanno a che fare con dichiarazioni dei redditi altrettanto particolari e con Irpef elevata.