Nonostante un testo di legge ed una recente circolare da parte dell’Inps, ancora poca chiarezza esce fuori per le due grandi novità del 2022, cioè l’assegno unico sui figli a carico sotto i 21 anni di età e le nuove detrazioni Irpef.
Per esempio, sta facendo discutere il fatto che non è ancora chiarissimo cosa devono fare e cosa spetterebbe agli italiani all’estero, che sono stati oggetto di una nota di alcuni parlamentari della Repubblica eletti nelle Circoscrizioni Estere.
Assegno unico, a che punto siamo
A dire il vero la legge anche per chi ha partecipato alla sua stesura è scritta piuttosto male e da più di qualche perplessità di interpretazione per quasi tutti i suoi punti cardine. Tra i tanti dubbi c’è quello che riguarda gli italiani all’estero, ovvero l’applicabilità dei nuovi dettami normativi sull’assegno unico, per gli italiani all’estero.
Nemmeno la circolare n° 23 del 9 febbraio scorso, con cui l’Inps ha cercato di spiegare alcuni punti delle novità, è servita a fugare i dubbi. E nemmeno dalle risposte dell’Istituto alle FAQ si capisce granché in materia di italiani all’estero, che non sono certo pochi. Lo si evince dalla nota di cui parlavamo in premessa. Si tratta di quella della deputata Angela Schirò, eletta nella circoscrizione Europa e del senatore Fabio Porta eletto nelle circoscrizione America Meridionale. Sono due parlamentari del PD eletti all’estero. E sono quelli che portano in auge alcune delle perplessità che riguardano la corretta applicazione della legge sull’assegno unico ai residenti all’estero.
Quali sono i dubbi di interpretazione
Ciò che i due sollevano è un dubbio lecito in materia visto che in primo luogo la novità porta all’abrogazione dell’Assegno per il nucleo familiare (ANF) per i figli sotto i 21 anni di età e per le loro detrazioni per carichi di famiglia. Misure di welfare queste, sostituite dall’assegno unico universale.
Ma le misure precedenti, regolarmente applicate agli italiani all’estero, non prevedevano alcun requisito territoriale, nel senso che non erano collegate a domicilio o residenza degli aventi diritto. Il nuovo assegno unico invece prevede tra i requisiti utili alla sua fruizione, la residenza o al massimo il domicilio in Italia.
Stando alle regole quindi, non avendo residenza in Italia questi lavoratori potrebbero essere tagliati fuori dalla misura.
La nota dei due parlamentari è chiara nel sollevare dubbi di legittimità
Ciò che sollevano i due parlamentari della Repubblica è una presunta nuova normativa che va in contrasto con quello che è il diritto internazionale. Esiste in effetti tutta una normativa al riguardo, dalle convenzioni sulla sicurezza sociale alle direttive UE. Per non parlare dei tanti dettami giurisprudenziali con tanto di sentenze delle Corti come quella di Giustizia della Comunità Europea.
Dubbi leciti quindi, soprattutto dopo che l’Inps ha emanato una circolare che tutto fa tranne che chiarire l’arcano. L’Istituto non fa altro che sottolineare come per fruire della nuova misura, c’è da rispettare un preciso requisito. Infatti tra i requisiti da detenere al momento della presentazione della domanda e durante il corso di fruizione dell’assegno, si sono la residenza o il domicilio in Italia.
Perché per l’assegno unico fondamentale la residenza
Una norma scritta per evitare pratiche anomale e per scongiurare il fenomeno dei furbetti. Trucchi e pratiche più o meno lecite, che per ogni nuova misura ne escono copiosi. Per evitare che ci siano richieste da parte di soggetti non residenti in Italia che sfruttano una regola e quindi un beneficio dello Stato italiano.
Proprio l’Inps non da risposta al riguardo e rimanda tutto a futuri chiarimenti, sottolineando però che al momento l’assegno unico trova applicazione limitatamente ai richiedenti residenti in Italia per i figli sotto i 21 anni di età che fanno parte del nucleo familiare del richiedente come emerge dall’Isee.
Molti i potenziali esclusi dall’assegno unico
Una precisazione che di fatto oggi esclude molti italiani dalla fruizione di questo beneficio. Ma allo stesso tempo conferma la cessazione per gli stessi italiani esclusi dall’assegno unico, tanto della fruizione delle detrazioni per i figli a carico che della fruizione dell’Assegno per il nucleo familiare. L’abrogazione di queste due misure verrà applicata d’ufficio e quindi la penalizzazione per questi lavoratori rischia di diventare massiccia.
Sempre relativamente alle problematiche degli italiani all’estero, i due parlamentari sottolineano pure che non è chiaro nemmeno il caso di italiani residenti nel territorio della penisola con figli a carico residenti all’estero e iscritti Aire. Anche in questo caso, se il fattore determinante è quello della convivenza e del nucleo familiare ai fini Isee, potrebbe venire meno il diritto per molte famiglie.
Arrivano proposte di modifica normativa
Si attendono aggiornamenti in merito, anche perché sembra stiano arrivando proposte ed emendamenti su determinati atti (per esempio il nuovo decreto emergenziale che dovrebbe chiamarsi decreto Sostegni),che vogliono che per gli italiani all’estero venga salvaguardata la normativa che vede loro stessi come beneficiari di ANF e detrazioni per i figli a carico, nel senso che si chiede la mancata applicazione dell’assegno unico a questi lavoratori.