Avere una partita IVA implica la necessità di dover pagare le imposte e i contributi previdenziali, questo vuol dire che dagli importi lordi che ogni mese si guadagnano devono poi essere sottratte le imposte. Cercheremo di capire qual è il guadagno netto di una partita IVA che fattura 1.500-2.000 euro al mese. Ricordiamo che sono stime molto approssimative.
Quanto pesano le imposte sul reddito delle partite IVA?
La prima cosa da dire è che molto dipende dalla situazione concreta del singolo titolare di partita IVA e dal regime fiscale a cui aderisce. I calcoli inoltre saranno abbastanza flessibili perché molto poi dipende dalle addizionali regionali e comunali che possono avere diverse forbici. Una volta ricavato il netto devono essere considerati i costi di gestione della Partita IVA, ad esempio i costi della fatturazione elettronica e del commercialista, questo ha una media di 800-1000 euro l’anno.
Chi ha un fatturato mensile tra 1.500-2.000 euro in media guadagna su base annuale dai 18.000 ai 24.000 euro. Calcoliamo quindi quanto gli resta in tasca dopo aver pagato le tasse.
Calcolo della base imponibile per il regime forfettario
Per capire quanto resta in tasca al contribuente titolare di partita IVA che fattura 1500-2000 euro al mese la prima cosa da fare è calcolare la base imponibile. Su questa sarà poi applicata l’aliquota IRPEF che cambia in base al regime a cui si aderisce. Per il regime ordinario la base imponibile viene calcolata sottraendo le spese sostenute. Per chi aderisce al regime forfettario, la base imponibile viene determinata in base al codice ATECO, attraverso il coefficiente di redditività. Ad esempio per il commercio all’ingrosso e al dettaglio è al 40%, per le attività professionali è al 78%, per il settore immobiliare al 86%. Le differenze tra i vari coefficienti dipendono dai costi che solitamente le varie tipologie di attività devono sostenere.
A questo punto per un guadagno lordo di 24.000 euro l’anno, se applichiamo il coefficiente del 78%, cioè quello dei professionisti, il reddito imponibile sarà 18.720 euro, mentre per un reddito di 18.000 euro, l’imponibile sarà 14.040 euro.
Da questo reddito imponibile devono essere sottratti i contributi previdenziali che dipendono dal reddito, ma anche dalla Cassa di appartenenza, ad esempio Cassa Forense, Gestione Separata INPS, le aliquote sono naturalmente diverse. L’aliquota per la Gestione Separata INPS varia dal 24% al 34%. Si applica, ad esempio, il 25,98% per soggetti non assicurati presso altre casse.
Sottratte queste somme, si può calcolare effettivamente l’IRPEF.
Qual è il guadagno netto di una partita IVA che fattura 1.500-2.000 euro al mese?
Un titolare di partita IVA che fattura 1.500-2.000 euro è nella condizione di aderire al regime forfettario. Questo prevede una tassazione IRPEF del 5% per le nuove attività (fino a 5 anni) e del 15% per le altre attività. Nel regime forfettario non è possibile dedurre le spese dal reddito maturato, quindi abbiamo la base imponibile determinata da coefficiente di redditività, sottrazione dei contributi (INPS o altra cassa) e applicazione dell’aliquota.
A questo punto su un reddito di 2.000 euro abbiamo una base imponibile di 18.720 euro, se il coefficiente di redditività è al 78%, a cui sottraiamo per comodità, viste le differenze tra le varie casse, una media di 5.000 euro di contributi annui e arriviamo a 13.720 euro. A questi applichiamo l’aliquota del 5% e abbiamo 686 euro di IRPEF. L’importo annuale che resta è di 18.131 euro, circa 1.510 euro il mese.
Nel caso in cui l’aliquota IRPEF sia del 15% l’imposta dovuta sarà di 2.058 euro, quindi ci sarà un netto di circa 16.942 pari a 1.411 euro al mese.
Regime ordinario
Se il titolare di partita IVA si trova in un regime IVA ordinario, occorre ricordare che si possono scalare le spese quindi la base imponibile diminuisce e devono essere applicati i nuovi scaglioni IRPEF. Gli stessi sono:
- 23% se il reddito è compreso tra 0-15.000 euro;
- 25% per redditi compresi tra 15.001 e 28.000 euro.
In questo caso l’ammontare del reddito netto dipende dalle spese.
Si deve ricordare che questi calcoli sono molto approssimativi perché non possiamo considerare le aliquote contributive delle varie Casse e non possiamo valutare le addizionali IRPEF regionali e comunali, inoltre abbiamo applicato un coefficiente di redditività unico, ma ve ne sono diversi.
Infine, consigliamo una consulenza presso uno specialista visto che gli importi netti dipendono da numerose varianti che a loro volta dipendono dalla condizione del singolo.