Riscattare i periodi di vuoto contributivo per renderli utili alle pensione è più di una opzione. Infatti, in una fase dove il mondo del lavoro lamenta l’assenza di misure che permettono uscite anticipate, non è da sottovalutare la possibilità di riscattare alcuni periodi per arrivare alle soglie utili per le uscite.
Va ricordato infatti che la stragrande maggioranza delle misure previdenziali oggi esistenti, prevedono carriere talmente lunghe che spesso risultano inarrivabili per molti lavoratori.
Raschiare il fondo del barile, pur spendendo qualcosa, può consentire il vantaggio in termini di età di pensionamento.
Pensione anticipata con riscatto, come funziona
Non è raro che in una carriera lavorativa, tra un rapporto di lavoro e l’altro, ci sono periodi di vuoto contributivo. Ma la normativa previdenziale vigente offre la possibilità di riscatto, cioè di coprire i buchi contributivi. Naturalmente non sempre è possibile, perché dipende dai periodi che si vogliono riscattare e anche dalla loro collocazione temporale.
Nella storia lavorativa di un soggetto i periodi di assenza di contributi possono essere coperti pagando un corrispettivo.
In pratica, uno strumento che permette di andare a ritroso nella carriera per coprire i vuoti. Si chiamano contributi da riscatto.
Lo strumento, che non è l’unico che riguarda il riscatto dei contributi, nasce nel 1996 con il decreto legislativo n° 564 e riguarda i periodi di assenza di contribuzione a qualsiasi titolo versata, solo se successivi al 31 dicembre 1996.
Se questi vuoti sono antecedenti quella data, nessun riscatto è possibile.
Perché il riscatto è utile per la pensione
La misura nasce per venire incontro a soggetti che hanno avuto difficoltà, storicamente, a trovare lavoro continuo e duraturo. E sono soggetti che in passato hanno avuto difficoltà a trovare lavoro duraturo e che dopo hanno difficoltà a centrare le pensioni. Lo dimostra un altro paletto della misura. Infatti occorre che i vuoti contributivi si collochino tra due rapporti di lavoro non a tempo indeterminato.
Tipici esempi sono i lavori stagionali o in genere, quelli a termine o a tempo determinato.
Va sottolineato che i contributi di questo tipo sono assolutamente validi sia per il diritto alla pensione che per la misura. Infatti servono per completare una determinata soglia di contributi utili a una altrettanto determinata misura, ma anche per permettere una pensione di importo più alto.
I contributi da riscatto, tutte le possibilità
Detto di questa prima tipologia di contribuiti da riscatto, va sottolineato che l’Inps e la normativa vigente ne prevedono molti altri. Infatti sono davvero molti i periodi in cui non si sono versati i contributi, che un lavoratore può far tornare utili alle quiescenze, a volte solo per il diritto, altre volte sia per il diritto che per la misura.
I contributi da riscatto sono sempre onerosi. In questo si differenziano dai contributi figurativi. Inoltre non vanno confusi coi contributi volontari, altra possibilità di completamento di una carriera appannaggio di determinati lavoratori. I contributi da riscatto, come già detto, operano a ritroso, cioè riguardano periodi già passati. Quelli volontari invece valgono per il futuro.
Come l’Inps spiega sul suo sito ufficiale nella scheda dedicata al riscatto, tale facoltà è concessa a:
- Lavoratori iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO);
- Iscritti a una delle gestioni speciali dei lavoratori autonomi;
- Agli iscritti alla Gestione Separata dei lavoratori parasubordinati;
- Agli iscritti ai fondi speciali, sostitutivi, esclusivi gestiti dall’INPS.
Nello specifico i periodi scoperti da contribuzione che possono essere riscattati e resi validi ai fini pensionistici sono:
- I periodi dedicati ai corsi di studio;
- Periodi relativi a contribuzioni omesse o a contribuzioni prescritte con il riscatto per costituzione di rendita vitalizia;
- I periodi di lavoro instaurato con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa fino al primo aprile 1996;
- Periodi di interruzione o sospensione del rapporto di lavoro;
- Periodi intercorrenti tra un rapporto di lavoro e l’altro nel caso di lavori discontinui, stagionali, temporanei;
- I periodi intercorrenti tra attività lavorative organizzate con contratto a part-time;
- Periodi di attività svolte nei lavori socialmente utili;
- Il periodo del servizio civile;
- Periodi di aspettativa per gravi motivi familiari;
- Periodi di astensione facoltativa per maternità se collocati al di fuori del rapporto di lavoro;
- Pace contributiva.
Cosa accade se la domanda di riscatto va a buon fine
La domanda per il riscatto segue le regole di qualsiasi altra tipologia di istanza da presentare all’Inps territorialmente competente in base alla residenza dell’interessato. Con l’accoglimento della domanda viene reso noto al richiedente, anche l’onere del riscatto, che è il corrispettivo da pagare per trasformare i periodi di vuoto contributivo in periodi utili alle pensioni.
I vari modi di pagare il riscatto per la pensione
Il pagamento degli oneri da riscatto può essere effettuato anche on line sullo stesso portale Inps nell’area “servizi di pagamento”. Sullo stesso portale e nella stessa area si possono stampare le disposizioni di pagamento utili per chi vuole scegliere un altro canale per saldare il dovuto.
Infatti è possibile pagare, oltre che on line sul sito Inps, anche:
- Banca;
- Sistemi di Home Banking che aderiscono al sistema pagoPA;
- Sportelli bancomat abilitati (ATM);
- Bar, edicole, ricevitorie, tabaccherie, supermercati e tutte le strutture in convenzione e abilitate ai pagamenti di pagoPa;
- Presso Poste Italiane.
Il pagamento va effettuato entro 60 giorni dalla data in cui l’Inps ha comunicato l’accettazione della richiesta. Alternativa al pagamento in soluzione unica c’è il rateale. Va ricordato che la dilazione non sempre è ammissibile, perché occorre rispettare alcune condizioni. Infatti, il pagamento rateale può riguardare solo chi non è ancora andato in pensione e non intende usare subito i contributi da riscatto per accedere ad una qualsiasi misura previdenziale.