La pensione a 62 anni con la quota 100 è ornai il passato. La misura è cessata il 31 dicembre scorso. Finita l’esperienza con questa misura, per chi non ha centrato età e contributi entro la fine del 2021 la quota 100 non è più una opzione. Ma a ciò non vuol dire che non ci sarà chi potrà ancora andare in pensione a 62 anni.
Infatti per qualcuno la quota 100 potrà ancora essere utilizzata, e per molti altri c’è una specie di quota 82, ma assai particolare.
Pensione 2022 con quota 82, come fare?
Stop quota 100 nel 2022, ma la pensione a 62 anni si può ottenere per il tramite di una misura assai particolare. Parliamo dei cosiddetti contratti di espansione. E si potranno usare anche nel 2023.
I benefici del contratto di espansione, tra questi l’uscita a 62 anni di età, per molti versi sono migliori perfino di quota 100.
Uno scivolo vantaggioso sia come età che come contributi versati. Infatti ne bastano venti. La combinazione 62+20 apre quindi ad una specie di quota 82. Non saranno tanti, ma nemmeno pochi i lavoratori che potranno andare in pensione a 62 anni sia nel 2022 che nel 2023 con questi contratti di espansione.
La popolarità della misura è evidente, soprattutto per quelle aziende, spesso grandi aziende che necessitano di strumenti adatti a rinverdire gli organici e permettere di anticipare la pensione a chi si trova a 5 anni dalla quiescenza ordinaria.
Perché parliamo di aziende? Perché si tratta di una misura che prevede un accordo tra azienda e sindacati in sede ministeriale, con il quale di stabiliscono regole e soggetti a cui destinare quello che a tutti gli effetti somiglia ad un esodo incentivato.
Non tutti i lavoratori quindi potranno accedere al contratto di espansione, ma solo quelli delle aziende che decidono di avviarlo. Ed il lavoratore naturalmente è libero di accettare o meno quello che l’azienda offre. E si tratta di una uscita dal lavoro dai 62 anni con almeno 20 anni di contribuzione, con la stessa azienda che si fa carico di versare l’assegno di prepensionamento in misura pari alla pensione teoricamente spettante alla data di uscita dal lavoro.
Le regole del contratto di espansione
Va detto che siamo di fronte ad una misura abbastanza vantaggiosa, anche se molto particolare e non propriamente pensionistica. Questo perché serve che sia una azienda a decidere di attivare il contratto di espansione e che siano i lavoratori, a scegliere, sempre tramite accordi sindacali, se accettare.
Possono accedere al contratto di espansione i lavoratori di aziende che hanno in organico almeno 50 dipendenti. Per esempio, da più parti d’Italia si ha notizia di contratti di espansione accesi anche da quella che una volta era la Fiat, cioè l’attuale società italo francese Stellantis, nata dalla fusione tra la nostra FCA e la transalpina PSA.
Evidente la bontà della misura che da un lato consente all’azienda di dotarsi di nuovi lavoratori (il rapporto deve essere un neo assunto ogni 3 fuoriusciti con i contratti di espansione) più inclini alle nuove tecnologie. Dall’altro però consente a lavoratori che si trovano davanti 5 anni ancora per la pensione, di mettersi a riposo anticipatamente.
Il vantaggio per l’azienda deriva pure dal fatto che può sfruttare i mesi di Naspi teoricamente spettanti al lavoratore messo in prepensionamento, per abbattere ciò che la stessa azienda dovrebbe versare al lavoratore stesso. Lo scivolo riguarda pure chi si trova a 5 anni dal centrare la pensione anticipata per la quale servono 42,10 anni di contributi per gli uomini e 41,10 per le donne. In questo caso, e solo per le pensioni anticipate, oltre all’indennità mensile l’azienda copre anche i contributi che mancano tra i 37,10 (36,10 per le donne) ed i 42,10 (41,10 per le donne).
In uscita anche chi ha maturato già la quota 100
Resta comunque aperta la possibilità di accedere alla quiescenza pure per i lavoratori che hanno completato i due requisiti di quota 100 entro la fine del 2021, senza però scegliere di lasciare il lavoro. Infatti anche per la quota 100 vale il meccanismo della cristallizzazione del diritto.
In altri termini, chi ha già maturato il diritto alla quota 100, completando al 31 dicembre 2021 sia i 62 anni di età che i 38 anni di contributi, potrebbero sfruttare l’uscita con la quota 100 a prescindere che la misura sia ormai cessata.
Si chiama cristallizzazione del diritto quell’istituto che stabilisce come una volta maturato un diritto lo stesso può essere sfruttato anche negli anni successivi a prescindere dalle novità previdenziali susseguenti.