La cartella esattoriale è lo strumento che una volta Equitalia e adesso Agenzia delle Entrate Riscossione utilizza per un recupero di un credito che un contribuente ha con un Ente. Con le cartelle esattoriali hanno a che fare milioni di contribuenti. Proprio l’elevato numero di contribuenti che hanno a che fare con le cartelle, ha spinto i governi che si sono succeduti in questi ultimi anni alla guida del Paese, a produrre provvedimenti di sanatoria e condoni.
Per i contribuenti poi, c’è sempre la possibilità di chiedere una dilazione del pagamento. Ma in ogni caso si parla di cartelle relative a tasse, imposte o multe, effettivamente dovute. Non è raro imbattersi in cartelle derivanti da imposte o tributi, non dovuti o addirittura, già onorati. E molte altre volte, sono proprio le cartelle a presentare quei vizi che le rendono inesigibili da parte dello stesso Concessionario alla riscossione che ha provveduto a spedirle al contribuente.
Le cartelle esattoriali, cosa sono?
Ricapitolando, le cartelle esattoriali sono lo strumento con cui Ader va ad incassare, o almeno prova ad incassare, i crediti che un Ente ha nei confronti del contribuente. Crediti che evidentemente l’Ente ha provato ad incassare senza riuscirci. Si parla di ruolo nel momento in cui un debito di un contribuente passa dall’Ente a cui andrebbe pagato, al Concessionario alla riscossione.
E così, un bollo auto non pagato alla propria Regione, diventa cartella una volta che passa ad occuparsene l’Agenzia delle Entrate Riscossione. Allo stesso modo, una multa per divieto di sosta da pagare al Comune, se l’Ente non riesce ad incassarla, diventa ruolo passando nelle mani del Concessionario.
Le cartelle esattoriali vengono notificate ai contribuenti e rappresentano un invito a pagare entro sessanta giorni. Decorsi questi due mesi, si passa alle procedure di esecuzione forzata, ai fermi amministrativi dei veicoli ed eventualmente a pignoramenti e così via.
Cosa deve avere la cartella per essere lecita
Se non è lecito il tributo, la tassa o qualsiasi altro oggetto della cartella, evidente che si possa fare ricorso. In questo caso non è certo al Concessionario alla riscossione che bisogna appellarsi, bensì all’Ente a cui il balzello da cui nasce la cartella, era dovuto. Una cartella per una dichiarazione dei redditi errata per esempio, se c’è qualcosa che rende la richiesta del Fisco illecita, va contestata all’Agenzia delle Entrate e non all’Agenzia delle Entrate Riscossione che è solo “il braccio armato del Fisco”, essendo l’organo che deve solo incassare la pretesa.
Va ricordato che occorre verificare se anche l’Ente a cui il balzello andava pagato, ha seguito le regole, se il debito non è prescritto e così via.
Per questo la cartella deve essere prodotta in un certo modo. Infatti per essere a norma e non contestabile, la cartella deve riportare:
- Il nome dell’Ufficio emittente;
- La descrizione degli addebiti con le dovute motivazioni;
- Le istruzioni sulle modalità di pagamento;
- Tutte le indicazioni relative alle eventuali modalità di pagamento e di contestazione.
Cosa fare se la cartella è corretta
Se la cartella ha tutti i crismi della correttezza, il pagamento come già detto scatta obbligatorio e va onorato entro i canonici 60 giorni. In alternativa si può chiedere all’Agenzia delle Entrate Riscossione, di accedere al pagamento dilazionato con un numero di rate differente di volta in volta in base all’entità del debito e alla situazione specifica del contribuente.
Va ricordato che per cifre elevate, di norma superiori a 25.822 euro, la rateizzazione è ammessa solo dietro l’apertura da parte del contribuente indebitato, di una assicurazione o di una fideiussione bancaria.
Come anticipato, il mancato pagamento della cartella può portare a conseguenze ben più gravi. Infatti il Concessionario alla riscossione può:
- Iscrivere ipoteca sui beni immobili del debitore e dei suoi coobbligati;
- Attuare il fermo amministrativo dei beni mobili che il debitore possiede, come può essere una auto;
- Avviare l’espropriazione forzata tanto dei beni mobili che immobili;
- Pignorare anche presso tersi, stipendi, pensioni e conti correnti, con i limiti prestabiliti dalla legge.
Come contestare le cartelle esattoriali
Come dicevamo, è sempre l’oggetto della cartella la prima cosa da verificare se si vuole capire se si è tenuti a pagare o meno. Se è la tassa o la multa ad essere illecita, il ricorso va presentato all’Ente a cui il pagamento era dovuto. E se il ricorso va a buon fine, è proprio questo Ente che provvede a comunicare al Concessionario l’evento e quindi a chiedere allo stesso Concessionario di cancellare la cartella e la posizione debitoria del contribuente per lo specifico caso.
In una sola occasione può servire il ricorso contro la cartella vera e propria a prescindere dall’oggetto della stessa. Se la cartella è sbagliata, nel senso che la cartella stessa ha dei vizi. Magari se manca qualcosa tra quei dati obbligatori prima citati. Oppure se è stata inviata in maniera sbagliata come notifica. In questo caso il ricorso va fatto direttamente al Concessionario e non all’Ente che vanta il credito.