Un buono fruttifero postale di 5 milioni di lire vale 65.000 euro e Poste Italiane viene condannata dal Tribunale di Torino a risarcire la risparmiatrice.
Tribunale di Torino condanna Poste Italiane a risarcire con 65.000 euro una risparmiatrice
L’ultima sentenza del Tribunale di Torino in merito all’annosa questione del rimborso dei buoni fruttiferi postali della serie Q emessi dal luglio 1986 al 1995 fa ben sperare i risparmiatori. Una risparmiatrice ha ottenuto il riconoscimento a dover ricevere 65.000 euro, in luogo dei 28.000 che aveva calcolato Poste Italiane. La differenza è di ben 37.000 euro in più che ora Poste Italiane dovrà versare alla risparmiatrice.
Poste Italiane: l’annosa questione dei buoni fruttiferi serie Q/P
Siamo nel 1989 una signora decide di recarsi presso le Poste Italiane per sottoscrivere un Buono Fruttifero Postale con l’importo di 5 milioni di lire. Poste Italiane continua a utilizzare per l’emissione della serie Q i moduli della serie P stampati prima della riduzione dei tassi di interesse avvenuta con decreto ministeriale emanato nel 13 giugno 1986 . Poste Italiane apponeva sul Buono la classica etichetta con i nuovi rendimenti, ma la nuova stampigliatura riguardava solo i primi 20 anni, mentre non si specificavano gli interessi maturati successivamente, cioè fino al trentesimo anno.
Di conseguenza, secondo Poste Italiane comunque si devono applicare i nuovi tassi di interesse più bassi, mentre secondo i tribunali, a tutela del risparmiatore che aveva sottoscritto gli stessi con indicazione attraverso la stampigliatura apposta per i primi 20 anni e interessi successivi calcolati come indicato inizialmente sul buono, il calcolo deve essere fatto seguendo le indicazioni disponibili sul Buono. In questo modo è possibile tutelare l’affidamento e la buona fede del risparmiatore che molto probabilmente non era a conoscenza della normativa e aveva come riferimento, al momento della sottoscrizione, solo le indicazioni presenti sul Titolo.
Maxi condanna per Poste Italiane
Il Tribunale di Torino anche in questo caso ha deciso di riconoscere le ragioni della risparmiatrice e quindi di riconoscere per gli anni successivi al ventesimo gli interessi indicati sul Titolo cartaceo e non quelli previsti da Poste Italiane per la serie Q non correttamente però indicati sul Buono. La signora aveva ricevuto un rimborso di 28.000 euro da Poste Italiane, mentre il Tribunale di Torino, ricalcolando gli interessi, ha riconosciuto che la donna doveva avere 65.000 euro. La signora è stata assistita in giudizio dall’avvocato Fabio Scarmozzino che ha esortato i risparmiatori a controllare i Titoli in loro possesso al fine di evitare ulteriori disguidi e tutelarsi.
Ricordiamo che sono migliaia i risparmiatori che hanno già aderito alla class action contro Poste Italiane e che attualmente si è in attesa del giudizio di ammissibilità dell’azione, ma i risparmiatori possono agire anche individualmente e le sentenze finora pronunciate dall’Arbitro Finanziario e dai Tribunali sono solitamente favorevoli ai risparmiatori.
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