L’home restaurant, cioè il ristorante in casa, è una moda sempre più diffusa, ma per poter iniziare questa attività ci sono delle regole da seguire, infatti non vengono meno le norme su igiene e sicurezza. Ecco come aprire un home restaurant senza intoppi.
Cos’è l’home Restaurant
L’home restaurant è un’attività di ristorazione che si svolge all’interno di una casa privata, può trattarsi anche semplicemente di un appartamento. La moda inizia prima negli USA negli anni 2000, ma in realtà l’antecedente storico sono le case particular a Cuba. Dopo l’avvento negli Stati Uniti, molti altri Paesi si cimentano in questa avventura e tra questi l’Italia. Qui diventa un modo anche per affrontare la crisi economica che nel 2008 ha portato alla perdita di molti posti di lavoro, spesso l’attività è stata iniziata da persone con la passione per la cucina che avevano l’esigenza di continuare a pagare il mutuo dopo la perdita di lavoro o che non sapevano come arrivare alla fine del mese. Ben presto l’attività è stata “affinata” e si è capito che aveva un seguito molto rilevante.
L’home restaurant infatti è molto apprezzato dai clienti perché permette di avere un’atmosfera più intima, prezzi convenienti e allo stesso tempo buona cucina, infatti chi decide di iniziare questa avventura comunque ha passione per la cucina e ama sperimentare nuovi piatti, spesso il dover preparare pochi coperti porta anche a dare maggiore attenzione agli ingredienti scelti e alla preparazione. L’home restaurant si svolge prevalentemente in due forme, cioè il social eating eventi organizzati che coniugano il desiderio di conoscere nuove persone e il cibo oppure il tourist eating cioè attività di ristorazione rivolta prevalentemente a turisti e che ha ad oggetto la preprazione di piatti tipici locali. In realtà sempre più spesso è un modo per arrotondare lo stipendio o crearne uno.
Cosa prevede la legge oggi
Il problema normativo sorge perché titolari di ristoranti con partita IVA, gestione costosa dei locali, oneri contributivi, costi legati alla sicurezza e all’igiene, possono essere danneggiati da queste attività e di conseguenza potrebbero proporre delle denunce per attività svolte dietro compenso in nero, quindi è necessario cercare nel nostro ordinamento delle norme che possano dare una copertura legale all’attività. Questo è ciò che cercheremo di fare nel prosieguo della trattazione, pur sottolineando che c’è un vuoto normativo abbastanza considerevole.
I titolari solitamente pubblicizzano l’attività sui social, ma ciò che non tutti sanno è che aprire un home restaurant non comporta una totale assenza di norme da rispettare, insomma non basta saper cucinare e invitare delle persone a mangiare dietro compenso. In particolare c’è la nota del MISE 98416 del 12-6-2013 che definisce attività di somministrazione di alimenti e bevande quella svolta da chi chi intende preparare cibi e bevande nella cucina personale e intende distribuire tali prodotti a domicilio o nella stessa abitazione.
Norme applicabili
Una volta definita tale attività come di “somministrazione di alimenti e bevande”, in automatico deve essere applicata anche la legge 287 del 25 agosto 1991 come modificata dalla legge 59 del 2010 e s.m.i. e in particolare il Ministero precisa che deve essere applicato l’articolo 64. L’articolo in oggetto prevede che le attività di somministrazione bevande e alimenti possa essere esercitata in seguito alla presentazione di una comunicazione al Comune degli orari di apertura e di esercizio, mentre solo nel caso in cui per la zona in cui è ubicata vi possano essere dei problemi di controllo del territorio in merito alla somministrazione di bevande alcoliche, è necessario avere l’autorizzazione del Comune. Il comma 6 dell’articolo 64 sottolinea anche che l’avvio, l’esercizio dell’attività di somministrazione deve rispettare le norme urbanistiche, edilizie, igienico-sanitarie e di sicurezza nei luoghi di lavoro.
Requisiti per l’esercizio di un home restaurant
Per l’esercizio di home restaurant è previsto anche che il titolare abbia i requisiti di onorabilità e professionalità indicati nell’articolo 71 della legge 59 del 2010 (esercizio non consentito a delinquenti abituali, condannati per delitto non colposo). L’articolo 71 inoltre prevede dei requisiti professionali, questo vuol dire che l’attività di home restaurant comunque non può essere improvvisata.
I requisiti professionali richiesti sono:
- la frequentazione di corsi professionali per il commercio istituiti o riconosciuti dalle regioni e dalle province autonome di Trento e Bolzano;
- aver esercitato per almeno due anni nei 5 anni precedenti attività di impresa nel settore alimentare o nel settore di somministrazione cibo e bevande oppure avere prestato servizio presso una di tali attività come dipendente qualificato;
- In alternativa tra i requisiti professionali c’è il possesso di un diploma di scuola secondaria superiore, laurea triennale o diploma triennale presso un istituto professionale dove tra le materie di studio attinenti al commercio e alla preparazione di alimenti.
Si deve sottolineare che in assenza di una normativa specifica per l’home restaurant, il rischio è di aprire un’attività violando delle norme che attualmente si applicano per analogia. Proprio per questo prima di iniziare è bene rivolgersi a un professionista che possa aiutare a iniziare nel pieno rispetto della legge evitando sanzioni che potrebbero essere anche pesanti.
Per comodità si allega il testo della nota del MISE https://www.mise.gov.it/images/stories/impresa/consumatori/98416sommalimbevande.pdf
Disegno di legge sulla regolamenbtazione dell’attività di home restaurant
Queste sono le regole attuali, ma in Senato è depositato un disegno di legge specifico in attesa di approvazione. Questo prevede dei limiti, in particolare, un tetto annuo di 500 coperti e entrate massime di 5.000 euro. L’attività deve essere svolta in modo saltuario e non continuativa, inoltre deve essere assicurata la tracciabilità dei pagamenti. Il disegno di legge prevede anche che le attività di prenotazione debbano essere effettuate esclusivamente online e che la preparazione dei piatti abbia ad oggetto prevalentemente all’uso di ingredienti a Km0.