Per anni si è discusso di una tassa che potesse colpire in modo uniforme le multinazionali e i colossi del web come Facebook e Amazon, dal G20 che si sta svolgendo a Roma sembra sia arrivato finalmente l’accordo. Per ora l’unica certezza è la data, cioè la Global Minimum Tax dovrebbe essere applicata dal 2023, ma vediamo le altre indiscrezioni.
Cos’è la Global Minimum Tax
Dopo anni di trattative dal vertice G20 che si sta tenendo a Roma sembra sia finalmente arrivato l’accordo per la tassazione delle multinazionali, si intende attuare la Minimum Tax Globale. Si tratta di una questione molto rilevante, infatti ad ora queste società, tra cui quelle che operano nel mondo dei social, e che producono redditi ed entrate in molti Paesi del mondo, pagano le tasse esclusivamente nel Paese dove si trova la sede sociale, scegliendo spesso quella dove le tasse sono inferiori e danneggiando di fatti i Paesi in cui il reddito si produce. Ad esempio, i Big dell’elettronica cinesi hanno come riferimento fiscale le Isole Cayman, mentre le società degli USA prediligono il Delaware.
Attualmente non si sa molto su questa tassa, il documento è stato presentato per la prima volta ai ministri delle finanze del G20 riuniti a Washington D.C. il 13 ottobre ed ora lo stanno discutendo a Roma. Le indiscrezioni trapelate dicono che l’aliquota minima sarà al 15% e che i proventi saranno riattribuiti ai vari Paesi.
Le entrate della Minimum Tax Globale
Si calcola che le imprese multinazionali che saranno sottoposte a questa tassazione sono circa 100 e che per i vari Paesi ci saranno introiti che oscillano intorno ai 125 miliardi di dollari. Secondo uno studio realizzato da una società indipendente la fetta di introiti degli Stati Uniti è di circa 65 miliardi di dollari l’anno. Per l’Italia invece questa imposta secondo le stime dovrebbe generare un’entrata di circa 30 miliardi di euro.
L’accordo si basa su due elementi fondamentali, cioè saranno sottoposte alla Global Minimum Tax le aziende con un fatturato annuo superiore a 750 milioni di euro (890 milioni di dollari) e ricavi globali di oltre 20 miliardi di euro con un margine di profitto di almeno il 10% e che producono redditi in vari Paesi del mondo.
La tassazione si applica nel Paese in cui la multinazionale ha il suo quartier generale, chedovrebbe quindi imporre una tassa con aliquota minima del 15% in ogni Paese in cui la società produce reddito.
I passi successivi per la Global Minimum Tax
Attualmente siamo in fase iniziale e vi è l’accordo dei vari Stati che stanno partecipando al G20 di Roma. All’accordo hanno aderito 136 membri dell’OCSE. Si tratta comunque di un primo passo importante perché finalmente c’è stato il superamento dell’opposizione di Ungheria, Irlanda ed Estonia. I Paesi che invece ancora non hanno aderito sono: Kenya, Nigeria, Pakistan e Sri Lanka. La fase successiva è quella di trasformare in legge i contenuti dell’accordo stipulato, in particolare ogni Paese dovrà adottare una legge che rispecchi i contenuti dell’accordo sottoscritto tra le parti. Tra i problemi ancora da risolvere vi sono quelli relativi ad eventuali dispute fiscali, si deve infatti individuare il giudice a cui di volta in volta è necessario devolvere le questioni che dovessero presentarsi.
L’applicazione dell’imposta nei vari Paesi prevede una condizione sospensiva, infatti, potranno beneficiarne solo nel momento in cui si procede alla rimozione delle varie digital/ web tax e misure simili.